Presentazione del libro in Sicilia, con l’autore - Gennaio 2011
A Enna il 4 gennaio 2011, ore 18, presso il Caffè letterario Al Kenisa, via Roma, 481
A Messina il 5 gennaio 2011, ore 18
Il Cip, Comitato insegnanti precari di Messina
invita alla presentazione del libro
“Una vita da supplente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana”
di Vincenzo Brancatisano (Nuovi Mondi Ed.)
Mercoledi 5 gennaio 2011 ore 18
Presso l’Associazione Puerto de Buenos Aires,
via Castellammare n. 6 - Messina
Presenterà l’autore il giornalista Giovanni Saija Bisazza di Radio Messina International
Una forma di sfruttamento e di discriminazione si sta perpetuando nella scuola pubblica. E’ la tesi dell’ultimo libro di Vincenzo Brancatisano, «Una vita da supplente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana» (Nuovi Mondi editore) che si appresta a diventare il manifesto dei precari: è un lungo viaggio in un precariato estremo, che sarebbe ritenuto riprovevole e deprecabile se fosse riferito al mercato del lavoro privato.
Centinaia di migliaia di insegnanti precari, è la tesi del volume, vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti. Vincenzo Brancatisano - docente e giornalista - fa emergere una realtà italiana allarmante: migliaia di lavoratori vengono assunti e cacciati via da scuola anche decine di volte nell’arco di un’intera carriera lavorativa e cambiano ogni anno classi, sedi e colleghi con grave danno per intere generazioni di studenti che, a loro volta, non capiscono il motivo del dissennato valzer di professori cui sono costretti ad assistere in continuazione.
In un clima di vero e proprio “mobbing istituzionalizzato”, i precari sono perennemente umiliati da leggi illogiche e da graduatorie assurde dove non contano il merito e la bravura di chi è chiamato a insegnare, ma criteri mortificanti quale, tra gli altri, la partecipazione a costosissimi corsi per corrispondenza (dalla dubbia attendibilità); l’avere insegnato in sedi situate sopra i seicento metri sul livello del mare consente addirittura di raddoppiare il punteggio di servizio.
L’incredibile babele di discriminazioni con i docenti di ruolo si appalesa attraverso la lettura attenta del contratto collettivo della scuola firmato dai sindacati i quali hanno sempre evitato di fornire agli iscritti le informazioni necessarie per prendere coscienza degli strumenti che, pure, la legge prevede sia a tutela sia a compensazione degli abusi subiti. La disparità passa attraverso diversi e impensabili aspetti della vita lavorativa. Si va da quelli più severi a quelli (apparentemente) futili: si pensi ai permessi per lutto familiare, laddove ai docenti di ruolo spettano tre giorni per ogni evento mentre ai docenti precari spettano tre giorni in totale: scegliere se partecipare ai funerali del padre o a quelli della madre non è un’esperienza augurabile ma i sindacati d’accordo con la controparte, sono riusciti a consacrare anche questa odiosa differenza. E che dire dell’accesso al credito agevolato presso l’ente previdenziale? Ai docenti di ruolo è permesso un credito agevolato per l’acquisto della casa attraverso il Fondo Credito, finanziato con i soldi prelevati forzosamente nella busta paga degli iscritti, di ruolo e precari, come emerge dal cedolino dello stipendio. Ma se un precario chiedesse anche cento euro di prestito si vedrebbe rigettata la domanda perché lavoratore a tempo determinato. In sostanza, il precario finanzia la prima e anche la seconda casa del proprio collega di ruolo, nonché a tutte le iniziative sociali dell’ente, ma egli stesso non potrà accedervi né evitare di pagare per gli altri. E ancora, il precario della scuola non ha il diritto di candidarsi nelle Rsu, può solo votare e si potrebbe continuare all’infinito.
Ma è sullo stipendio che si concentrano le maggiori violazioni del Principio di non discriminazione consacrato nella clausola 4 dell’Accordo quadro allegato alla Direttiva 1999/70/CE diretta a prevenire gli abusi dei contratti a termine, recepita in Italia dall’art. 6 del D.Lgs. 368/2001. Lo Stato mantiene in un precariato annuale perenne 140.000 docenti e 100.000 non docenti. Da un lato ci rimette, visto che paga loro una serie di indennità per disoccupazione estiva e mancata fruizione delle ferie e tfr anticipato. Ma specula sulla mancata progressione di carriera e di stipendio. Anche dopo decenni di rapporti a termine i precari della scuola, docenti e non docenti, percepiscono stipendi di prima nomina a differenza dei colleghi di ruolo che (com’è successo nei giorni scorsi con l’ultimo scatto stipendiale) vedono periodicamente incrementare lo stipendio. È questo il movente. Ed è proprio questo il punto. La domanda è: come mai in tutti questi anni i sindacati hanno accettato la discriminazione, consentendo alla contrattazione collettiva di escludere la progressione di stipendio ai precari?
La verità è che la magistratura ordinaria, seguendo un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, sta dando ragione ai precari che hanno fatto causa adducendo l’illegalità della discriminazione da ultimo descritta. La Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo ha fatto proprio con sentenze importanti il principio di non discriminazione. A queste sentenze si sono ispirati decine di giudici italiani, da Livorno a Orvieto, da Roma a Treviso, a Siena, a Tivoli, a Brescia, dal Nord al Sud, in un percorso tracciato con efficacia nelle pagine del libro, che ha già aiutato molti a percorrere la via giudiziaria. I giudici, disapplicando quasi con sdegno i contratti collettivi che danneggiano i precari della scuola, hanno condannato a ripetizione il Ministero dell’Istruzione riconoscendo, a seconda delle richieste degli avvocati dei ricorrenti: a) gli scatti di anzianità e di stipendio; la conversione del rapporto da determinato a indeterminato; il risarcimento dei danni. Quest’ultimo è previsto esplicitamente dalla legge italiana – senza che gli interessati lo abbiano mai appreso dai propri sindacati – quale compensazione della mancata conversione in rapporto a tempo indeterminato, compensazione imposta dalla normativa comunitaria che in questo modo intende prevenire gli abusi anche nel settore pubblico dove i sindacati tendono a far credere che i diritti siano meno tutelati rispetto al settore privato, in materia di conversione automatica del rapporto. “Si tratta di un presunto diritto”, continua a ripetere la Cisl scuola in merito agli scatti di anzianità dei precari, noncurante del fatto che le sentenze favorevoli sono ormai un fiume in piena. Al danno si unisce la beffa, poiché si tratta di diritti che si prescrivono per inerzia.
Quanto al risarcimento del danno, una precaria della scuola ha ottenuto dal Tribunale di Orvieto un risarcimento di 45.000 euro per i suoi 9 anni di precariato abusivo. Peraltro, un ipotetico riconoscimento massivo dei diritti in questione farebbe venir meno il movente per il quale lo Stato datore di lavoro mantiene nel precariato i dipendenti della sua scuola. Un precariato che non paga sul piano dei diritti dei lavoratori e nemmeno su quello dell’efficacia dell’offerta formativa.
“Ma attenzione, c’è una trappola!”, annuncia Brancatisano. Il 22 gennaio 2011 scadono i termini per adire le vie giudiziarie, poiché il recente decreto collegato lavoro approvato dal governo Berlusconi ha ristretto (sul piano temporale e su quello quantitativo) il campo di percorribilità dell’azione giudiziaria per il risarcimento dei precari. “Per questo chi è dentro, a quella data, è dentro, chi è fuori sarà ulteriormente danneggiato”. Ed è singolare che i sindacati solo negli ultimi giorni stiano informando i propri iscritti su un diritto che i precari rischiano di perdere per colpevole inerzia di chi fa finta di difenderli scegliendo invece di difendere i lavoratori già protetti, cioè quelli di ruolo. Peraltro, se, per protestare, i precari salgono sui tetti, preferendo questa scelta quasi estrema alla più tradizionale occupazione di piazze e cortei, vorrà pur dire qualcosa - scrive Brancatisano nel libro - La situazione ormai esplosiva del precariato scolastico deve farci riflettere sulle responsabilità dei sindacati della scuola, fosse solo per mettere in luce l’inefficacia della loro azione”. Brancatisano - già autore, fra l’altro, di quattro libri su Luigi Di Bella, il fisiologo di origini siciliane ideatore della discussa terapia contro il cancro - rintraccia i motivi storici e le responsabilità politiche che hanno prodotto la realtà attuale: non solo quelle dello Stato, ma anche quelle dei sindacati. Che campano spesso sulla pelle proprio dei precari, come denuncia un inquietante e documentato capitolo del libro.
giovedì 23 dicembre 2010
martedì 23 novembre 2010
Presentazione del libro "Una vita da supplente" a Pisa
Incontro con Vincenzo Brancatisano, autore del libro Una vita da suppente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana.
Venerdì 26 Novembre, ore 17
Salone del Concetto Marchesi in via Betti (accanto al Liceo Buonarroti), Pisa
COMUNICATO
Una delle più gravi forme di sfruttamento e di discriminazione sul luogo di lavoro si sta perpetuando nella scuola pubblica.
È questa la tesi dell’ultimo libro di Vincenzo Brancatisano: un viaggio nel mondo del precariato della scuola, il frutto di una lunga inchiesta condotta sul campo, mille denunce documentate che raccontano un fenomeno sociale che ha come protagonisti la scuola pubblica e i propri dipendenti, un fenomeno che sarebbe ritenuto riprovevole e deprecabile se fosse riferito al mercato del lavoro privato. Centinaia di migliaia di insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che nello stesso tempo scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti.
Un libro che cerca e trova le cause del precariato scolastico, dimostra come viene lesa la dignità degli insegnanti dei nostri figli.
Cosa vuol dire aver studiato, essersi specializzato, essere pluirititolato e vivere da precario, futuro disoccupato, nella scuola pubblica? Perchè una costante erogazione del servizio produce la transitorietà degli insegnanti? Come e perché la normativa italiana contrasta con la giurisprudenza comunitaria, che accusa legislatori e sindacati perchè escludono nei contratti collettivi la progressione di carriera dei lavoratori a tempo determinato? Gli insegnanti lavorano senza nessuna garanzia di vedere riconfermato il proprio posto l'anno dopo: quale didattica efficace riescono così a realizzare? Cosa lamentano gli studenti e come guardano i loro insegnanti ballerini da una scuola all'atra? Cosa vuol dire oggi lavorare nelle scuola private?
Brancatisano racconta l'umiliazione di chi viene assunto, licenziato, riassunto e nuovamente licenziato dal medesimo datore di lavoro. Questa incredibile indecenza, che allarma studenti, genitori e dirigenti scolastici, si può ripetere anche dieci, venti, cinquanta volte. Intanto decine di Tribunali (anche in Toscana) stanno dando ragione ai precari condannando il Ministero dell’Istruzione al risarcimento dei danni per l’illegittima reiterazione dei contratti a termine e per il riconoscimento degli scatti di anzianità e di stipendio, confermando in pieno le tesi del libro in merito alla via d’uscita giudiziaria per molti precari. Perchè, poi, sussistono palesi discriminazioni tra docenti di ruolo e docenti precari? Questi sono alcune pesanti ingiustizie che porta a galla nel suo libro, Una vita da supplente (edito da Nuovi Mondi). Per capire meglio cosa ha scitto Vincenzo Brancatisano, la Rete Precari Scuola di Pisa propone Venerdì 26 Novembre un incontro con l'autore, alle 17:00 presso il salone del Concetto Marchesi in via Betti (accanto al Liceo Buonarroti).
Acquista il libro a un prezzo scontatissimo
Venerdì 26 Novembre, ore 17
Salone del Concetto Marchesi in via Betti (accanto al Liceo Buonarroti), Pisa
COMUNICATO
Una delle più gravi forme di sfruttamento e di discriminazione sul luogo di lavoro si sta perpetuando nella scuola pubblica.
È questa la tesi dell’ultimo libro di Vincenzo Brancatisano: un viaggio nel mondo del precariato della scuola, il frutto di una lunga inchiesta condotta sul campo, mille denunce documentate che raccontano un fenomeno sociale che ha come protagonisti la scuola pubblica e i propri dipendenti, un fenomeno che sarebbe ritenuto riprovevole e deprecabile se fosse riferito al mercato del lavoro privato. Centinaia di migliaia di insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che nello stesso tempo scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti.
Un libro che cerca e trova le cause del precariato scolastico, dimostra come viene lesa la dignità degli insegnanti dei nostri figli.
Cosa vuol dire aver studiato, essersi specializzato, essere pluirititolato e vivere da precario, futuro disoccupato, nella scuola pubblica? Perchè una costante erogazione del servizio produce la transitorietà degli insegnanti? Come e perché la normativa italiana contrasta con la giurisprudenza comunitaria, che accusa legislatori e sindacati perchè escludono nei contratti collettivi la progressione di carriera dei lavoratori a tempo determinato? Gli insegnanti lavorano senza nessuna garanzia di vedere riconfermato il proprio posto l'anno dopo: quale didattica efficace riescono così a realizzare? Cosa lamentano gli studenti e come guardano i loro insegnanti ballerini da una scuola all'atra? Cosa vuol dire oggi lavorare nelle scuola private?
Brancatisano racconta l'umiliazione di chi viene assunto, licenziato, riassunto e nuovamente licenziato dal medesimo datore di lavoro. Questa incredibile indecenza, che allarma studenti, genitori e dirigenti scolastici, si può ripetere anche dieci, venti, cinquanta volte. Intanto decine di Tribunali (anche in Toscana) stanno dando ragione ai precari condannando il Ministero dell’Istruzione al risarcimento dei danni per l’illegittima reiterazione dei contratti a termine e per il riconoscimento degli scatti di anzianità e di stipendio, confermando in pieno le tesi del libro in merito alla via d’uscita giudiziaria per molti precari. Perchè, poi, sussistono palesi discriminazioni tra docenti di ruolo e docenti precari? Questi sono alcune pesanti ingiustizie che porta a galla nel suo libro, Una vita da supplente (edito da Nuovi Mondi). Per capire meglio cosa ha scitto Vincenzo Brancatisano, la Rete Precari Scuola di Pisa propone Venerdì 26 Novembre un incontro con l'autore, alle 17:00 presso il salone del Concetto Marchesi in via Betti (accanto al Liceo Buonarroti).
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domenica 14 novembre 2010
Gelmini dà forfait al convegno di Confindustria con la Marcegaglia
L'avevamo annunciato in esclusiva nei giorni scorsi, ma la situazione politica che vede il governo Berlusconi sull’orlo della crisi, ha visto il Presidente del Consiglio invitare tutti i suoi ministri a rimanere a disposizione a Roma nei prossimi giorni. Di conseguenza sono stati automaticamente annullati gli impegni che avrebbero visto importanti esponenti del governo arrivare in città. Salta il faccia a faccia tra Emma Marcegaglia e il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini organizzato da Confindustria per giovedì al cinema Raffaello, scelto come teatro di un importante summit nazionale dal titolo “Oltre le apparenze: scuola e impresa del terzo millennio”. Un’assenza che deluderà i numerosi insegnanti precari che si erano organizzati via internet per programmare una pacifica contestazione alla riforma Gelmini. Riforma che dovrebbe essere contestata mecoledì con un nuovo corteo studentesco organizato dai collettivi autonomi. Anche in questo caso il condizionale è d’obbligo visto che senza l’arrivo del ministro potrebbe essere tutto annullato. Annullato anche l'incontro con il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta atteso domani all’auditorium Biagi per illustrare la sua legge 15 del marzo 2009, che fa del “benessere organizzativo” una dimensione di valutazione della pubblica amministrazione. Per approfondimenti vai su facebook vai alla pagina: Leggi il libro "Una vita da supplente"
giovedì 4 novembre 2010
Gelmini e Marcegaglia a convegno. Ecco dove
5 NOVEMBRE 2010 – Le imprese industriali cercano tecnici diplomati, ma i giovani guardano altrove preferendo altri indirizzi di studio. E’ un pesante atto d’accusa quello appena lanciato da Confindustria Modena che ha convocato in città, per affrontare una delle distorsioni più drammatiche del sistema formativo italiano, Mariastella Gelmini ed Emma Marcegaglia. La mattina del 19 novembre la ministra dell’Istruzione e la presidente di Confindustria saranno al Cinema Raffaello, scelto come teatro di un importante summit nazionale dal titolo “Oltre le apparenze: scuola e impresa del terzo millennio”. Uno dei paradossi dell’occupazione in Italia, particolarmente quella giovanile, fanno sapere gli industriali modenesi, è il divario tra domanda e offerta di lavoro. “Il fenomeno – precisano in via Bellinzona – è particolarmente sentito nelle aree nelle quali il manifatturiero è più presente che altrove”. E si tratta delle aree che hanno dato vita, all’interno di Confindustria, al Club dei 15, il raggruppamento delle associazioni industriali delle province nelle quali le attività produttive hanno maggiore incidenza nella formazione del PIL locale. Il Club ha lanciato un anno fa il progetto “Club degli Istituti dell’innovazione manifatturiera”, adottando in una prima fase pilota l’Iti Corni di Modena, con l’obiettivo di rivalutare agli occhi dei giovani e delle famiglie l'importanza dell’istruzione tecnica per continuare a tenere nel nostro Paese le attività manifatturiere e creare occupazione qualificata. Peccato solo che molte imprese preferiscano pagare meno i lavoratori e per questo scelgano la via della delocalizzazione e abbandonino l’Italia. C'è già qualcuno che paventa disordini e contestazioni, in linea con quanto successo nel recente passato. I precari della scuola non hanno perdonato alla Marcegaglia l'avere approvato la riforma Gelmini. Coordinerà il dibattito Sebastiano Barisoni di Radio 24.
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domenica 22 agosto 2010
La recensione di Michele Fuoco. Precari della scuola: la disperazione in cattedra
La recensione
Precari della scuola: la disperazione in cattedra
Di MICHELE FUOCO
Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana è motivo di una rigorosa, e inquietante, riflessione che Vincenzo Brancatisano affronta, con tenace impegno di moralità, nel libro “Una vita da supplente” (Nuovi Mondi,... 350 pagine, euro 12,50). Anche lui docente (di diritto e economia politica), oltre che giornalista, Brancatisano mette in luce la condizione di numerosi insegnanti costretti a continui passaggi da una scuola all’altra, da classi ad altre classi, con irreparabili danni per gli studenti. E chiama in causa lo Stato che “elargisce” stipendi da fame ai docenti (poco più di 1.200 euro mensili dopo 20-30 anni di servizio annuale), rivelandosi pessimo datore di lavoro, con l’aggravante di scrivere leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti dei propri cittadini. Il libro assume il carattere di una scelta polemica contro l’artificio, la falsità delle leggi e dei comportamenti dei nostri governanti. Leggi avallate anche dai sindacati che spesso firmano contratti iniqui che umiliano la dignità dell’uomo. La situazione è quella di un “precariato dilagante” che dura spesso per decenni, se non per sempre, e fa dei docenti dei veri schiavi moderni. Fra strazianti testimonianze su aule sovraffolate, su supplenti pagati in ritardo, di vacanze non retribuite, su famiglie che fanno i conti con la disperazione, su professori precari che affrontano enormi sacrifici e si trovano di colpo senza lavoro, sui cattivi esempi di Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, su una pioggia di soldi a scuole private, sui falsi invalidi, sull’insegnamento in scuole oltre i seicento metri sul livello del mare per ottenere il doppio punteggio, Brancatisano si interroga, con attitudine conoscitiva profondamente sentita e sinceramente meditata, su un’avvilita condizione socioculturale. L’indagine attenta è condotta su scelte quotidianamente sofferte, evidenziando le illusioni, i fallimenti, i pochi sogni di evasione, i profondi scatti d’orgoglio e le inutili ribellioni. Tante storie di sofferenze e di sconfitte, ma anche di lotte che vogliono sostenere la dignità della vita dell’uomo. Il libro, che trova radici in una esasperata realtà, istituisce una rappresentazione dell’ingiustizia perpetrata ai danni di una categoria, dilatando il quadro in una società più ampia. Non si tratta di affrontare una condizione locale, ma di offrire, anche attraverso interviste a direttori e docenti, interventi a vari livelli e una grande varietà di fatti, una precisa testimonianza di una situazione insostenibile a livello nazionale. Una narrazione corale, dai contenuti forti, passionali, che si fa diario di travagli esistenziali e culturali. Michele Fuoco (La Gazzetta di Modena, 22 Agosto 2010)
Precari della scuola: la disperazione in cattedra
Di MICHELE FUOCO
Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana è motivo di una rigorosa, e inquietante, riflessione che Vincenzo Brancatisano affronta, con tenace impegno di moralità, nel libro “Una vita da supplente” (Nuovi Mondi,... 350 pagine, euro 12,50). Anche lui docente (di diritto e economia politica), oltre che giornalista, Brancatisano mette in luce la condizione di numerosi insegnanti costretti a continui passaggi da una scuola all’altra, da classi ad altre classi, con irreparabili danni per gli studenti. E chiama in causa lo Stato che “elargisce” stipendi da fame ai docenti (poco più di 1.200 euro mensili dopo 20-30 anni di servizio annuale), rivelandosi pessimo datore di lavoro, con l’aggravante di scrivere leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti dei propri cittadini. Il libro assume il carattere di una scelta polemica contro l’artificio, la falsità delle leggi e dei comportamenti dei nostri governanti. Leggi avallate anche dai sindacati che spesso firmano contratti iniqui che umiliano la dignità dell’uomo. La situazione è quella di un “precariato dilagante” che dura spesso per decenni, se non per sempre, e fa dei docenti dei veri schiavi moderni. Fra strazianti testimonianze su aule sovraffolate, su supplenti pagati in ritardo, di vacanze non retribuite, su famiglie che fanno i conti con la disperazione, su professori precari che affrontano enormi sacrifici e si trovano di colpo senza lavoro, sui cattivi esempi di Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, su una pioggia di soldi a scuole private, sui falsi invalidi, sull’insegnamento in scuole oltre i seicento metri sul livello del mare per ottenere il doppio punteggio, Brancatisano si interroga, con attitudine conoscitiva profondamente sentita e sinceramente meditata, su un’avvilita condizione socioculturale. L’indagine attenta è condotta su scelte quotidianamente sofferte, evidenziando le illusioni, i fallimenti, i pochi sogni di evasione, i profondi scatti d’orgoglio e le inutili ribellioni. Tante storie di sofferenze e di sconfitte, ma anche di lotte che vogliono sostenere la dignità della vita dell’uomo. Il libro, che trova radici in una esasperata realtà, istituisce una rappresentazione dell’ingiustizia perpetrata ai danni di una categoria, dilatando il quadro in una società più ampia. Non si tratta di affrontare una condizione locale, ma di offrire, anche attraverso interviste a direttori e docenti, interventi a vari livelli e una grande varietà di fatti, una precisa testimonianza di una situazione insostenibile a livello nazionale. Una narrazione corale, dai contenuti forti, passionali, che si fa diario di travagli esistenziali e culturali. Michele Fuoco (La Gazzetta di Modena, 22 Agosto 2010)
giovedì 1 luglio 2010
Licenziamento di massa per i precari della scuola
30 Giugno 2010 - Scade oggi il contratto di lavoro, perdono il posto centinaia di migliaia di lavoratori della scuola. Boom di disoccupati in estate a causa della scadenza del contratto per circa 240.000 precari: 140.000 docenti, 100.000 non docenti assunti a tempo determinato annuale. Per il 1 luglio è previsto un assalto ai Centri per l’impiego, operazione necessaria per poter ottenere l’indennità di disoccupazione. Per molti professori si tratta del ventesimo, o trentesimo o anche del cinquantesimo licenziamento, come nel caso del professor S. M. raccontato nel libro del giornalista e docente Vincenzo Brancatisano “Una vita da supplente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana”, Ed. Nuovi Mondi, 350 pagine, un’inchiesta choc sulla scuola.
Ai lavoratori assunti il 1 settembre 2009 con un contratto annuale fino al 30 giugno 2010 si sommano le centinaia di migliaia di lavoratori con contratto fino alla fine delle lezioni, licenziati e poi riassunti con contratti spezzatino, giusto per i giorni degli scrutini. “L’abuso dei contratti a termine nella scuola pubblica italiana – commenta Vincenzo Brancatisano – è una vergogna che dura da decenni ma è stata stigmatizzata dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo e da numerose sentenze di Tribunali italiani, censite nel libro”. I giudici, come emerge dal volume, hanno riconosciuto somme considerevoli (fino a quasi 50.000 euro) a titolo di risarcimento dei danni in favore di precari assunti e licenziati a ripetizione negli anni. “Peccato che questa opportunità sia sconosciuta alla maggior parte dei lavoratori precari della scuola, docenti e non docenti, visto che i sindacati tradizionali non hanno mai spiegato l’esistenza del diritto al risarcimento, peraltro prevista dalla legge italiana ma che si perde per prescrizione se non si chiede con una causa”, commenta Brancatisano.
Il libro mette in luce un altro filone giudiziario che si sta rivelando proficuo, quello del riconoscimento degli scatti di anzianità ai precari. Ai lavoratori supplenti spetta il diritto alla progressione di carriera. Secondo alcuni Tribunali richiamati nell’inchiesta, il fatto che gli scatti non siano riconosciuti dalla legge nè dai contratti collettivi firmati dai sindacati (con grave danno economico) non osta al riconoscimento dei medesimi poiché – spiega ad esempio il Tribunale di Livorno - “sopra i contratti collettivi c’è sempre una Costituzione”.
Sono innumerevoli le discriminazioni documentate nel libro e di cui sono vittime i precari della scuola. Ad esempio, questi ultimi stanno finanziando l’acquisto agevolato della prima e addirittura della seconda casa dei loro colleghi di ruolo. Ma se loro, i precari della scuola chiedessero domattina al proprio ente previdenziale un prestito anche di infime dimensioni, magari per mantenere la famiglia durante imminente periodo di disoccupazione estiva, riceverebbero un rifiuto: ai precari – spiega il regolamento dell’Inpdap – non si fa credito. “Lo scandalo – insiste Brancatisano – è che i precari subiscono in busta paga il prelievo in maniera forzosa e questo per finanziare l’acquisto agevolato delle abitazioni, delle cure termali e di tante altre iniziative, cui i precari non hanno diritto. Anche in questo caso gli interessati spesso non lo sanno”.
Ochio alla domanda di disoccupazione. “Risulta che molti sindacati – conclude Brancatisano – consiglino ai lavoratori della scuola licenziati dal 1 luglio di optare per la disoccupazione con requisiti ridotti, che si inoltra nei primi tre mesi dell’anno successivo. Questo assegno è molto più modesto rispetto alla disocupazione ordinaria, ma consente ai sindacati di conseguire una percentuale molto più alta attraverso la trattenuta sull’assegno, praticata dall’Inps su delega non sempre consapevole rilasciata dai disoccupati durante la compilazione della domanda presso gli uffici dei Patronati collegati alle sigle sindacali. “Dobbiamo evitare sprechi di fatturato”, si legge in un documento di un’associazione sindacale rivelato dal libro.
Scheda libro
http://www.nuovimondi.info/Article2289.html
su Fb: unavitadasupplente
www.vincenzobrancatisano.it
martedì 15 giugno 2010
Presentazione del libro di Vincenzo Brancatisano "Una vita da supplente", venerdi 18 giugno 2010 alle ore 18,30 a Salerno. Libreria Baol, Spazio Donna, P.zza Ferrovia, Salerno. Introduce Giuseppe Tuozzo, docente precario. Modera Alessandro D’Auria, docente precario. Vai all'annuncio clicca qui
mercoledì 26 maggio 2010
Una vita da supplente a Fahrenheit, Radio Tre Rai
LA SCUOLA E' FINITA. Vincenzo Brancatisano, con il libro "Una vita da supplente", Nuovi Mondi editore, e il sociologo Alessandro Cavalli, curatore della Terza indagine dell'Istituto Iard sulle condizioni di vita e lavoro nella scuola italiana, si sono confrontati su Fahrenheit, Rai Radio Tre. Per riascoltare la trasmissione clicca qui
martedì 25 maggio 2010
Carlo Lo scrittore Alberto Parmeggiani presenta il libro Una vita da supplente
Lo scrittore Carlo Alberto Parmeggiani presenta il libro di Vincenzo Brancatisano "Una vita da supplente". Guarda il video.
In collaborazione con Arcoirs Tv
In collaborazione con Arcoirs Tv
domenica 23 maggio 2010
La Gazzetta di Modena, 23 MAGGIO 2010
SOTTOBANCO
Norma liberticida firmata Amato
di Vincenzo Brancatisano
Ha un che di paradossale il polverone suscitato dalla circolare del direttore dell’Ufficio scolastico regionale Limina. I sindacati e l’opposizione hanno chiesto le dimissioni del dirigente. Cerchiamo di capire qualcosa che sarà sfuggita a molti.
La normativa cui Limina si è ispirato per redigere la Circolare Riservata n. 489 del 27 aprile 2010 e protocollata da Gino Malaguti, direttore dell’Usp modenese il 3 maggio corso, invita tra l’altro i Provveditori a “ricordare al personale scolastico che è improprio indirizzare ad alte autorità politiche o amministrative diverse dal loro diretto riferimento gerarchico documenti, appelli o richieste”. Questo è forse l’unico punto della Circolare che probabilmente il dottor Limina non riscriverebbe, poiché non è tollerabile immaginare un Paese in cui il lavoratore smetta di essere persona titolare di diritti inviolabili e diventi semplicemente un dipendente pubblico. L’art. 2 della Costituzione garantisce i diritti inviolabili della persona sia come singolo sia come membro di un gruppo nel quale egli sia inserito: lavoratore, studente, figlio, moglie che egli sia.
Per il resto, le tre pagine del documento regionale sono formalmente legittime, anche se molto contestabili nel merito. Infatti, la gravità della situazione scolastica non può lasciare docenti e non docenti indifferenti. Si può, ad esempio, tacere sul fatto che il sovraffollamento delle aule rende illegale la fruizione del servizio? Ha qualcosa da dire l’assessore provinciale all’Istruzione in merito alle condizioni di sicurezza di molte delle strutture scolastiche modenesi di sua competenza? Dobbiamo aspettare la tragedia prima che si provveda? Altre due risposte attenderemmo dall’attuale opposizione politica e dai sindacati, che gridano oggi allo scandalo contro la circolare di Limina.
La normativa richiamata nel testo incriminato è contenuta nell’art. 11 del decreto 28 novembre 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2001, come dire durante il governo Amato. Infatti questo decreto “liberticida” è firmato dal ministro della Funzione Pubblica, Bassanini. Che recita: “Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e dei cittadini, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’amministrazione. Il dipendente tiene informato il dirigente dell’ufficio dei propri rapporti con gli organi di stampa”. Ed è il codice di comportamento contenuto nel contratto collettivo della scuola (art. 95) firmato il 29 novembre 2007 dai sindacati, a stabilire che è sanzionabile il dipendente quando la libertà di manifestazione si traduce in espressioni ingiuriose verso l’amministrazione datrice di lavoro. Sulla base di queste normative, peraltro, la giurisprudenza ha già sanzionato dipendenti.
giovedì 20 maggio 2010
Professori, vietato criticare chi dirige la scuola italiana
Incredibile documento del dirigente dell'Usr dell'Emilia Romagna. Professori, attenzione a come parlate con la stampa. E' in pericolo la democrazia? Un'imponente assemblea dei lavoratori della scuola di Modena precededuta da un lungo corteo che ha paralizzato le vie del centro, ha approvato una mozione che ha rimandato al mittente la circolare bolognese.Guarda il video
martedì 18 maggio 2010
Risarcimento di 45.000 euro a un supplente per abuso di precariato
Un fiume in piena! Così avevamo descritto le pronunce dei Tribunali italiani nel sesto volume del libro "Una vita da supplente" di Vincenzo Brancatisano, Nuovi Mondi. Le sentenze spiazzano peraltro i grandi sindacati che non hanno mai avvertito i precari della scuola e del pubblico impiego in merito a una così concreta e consistente opportunità: 45.000 euro di risarcimento per l'illegalità del precariato! Ecco quanto ha ottenuto un precario della scuola patrocinato dall'associazione Agorà Scuola: finalmente conosciamo e vi giriamo le motivazioni della sentenza del caso di Orvieto. Quindici mensilità a un altro precario nella sentenza di Terni. Leggete il libro, fatevelo regalare, scriveteci, ve lo prestiamo se non potete spendere i soldi, e non è ironia. Altrimenti il libro è in libreria o, con lo sconto, è in vendita online presso la casa editrice Nuovi Mondi: è facile, guarda qui, oppure telefona al n. 059.412458 per info ed eventuale spedizione.
Leggi il testo integrale della sentenza del Tribunale di Orvieto.
Leggi il testo integrale della sentenza del Tribunale di Terni
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martedì 11 maggio 2010
Risarcite i precari della scuola!
Risarcite i precari! In un primo momento si doveva chiamare "La scuola raccontata al sindacato", come si legge in quest'articolo. Poi il nostro libro ha avuto il titolo che conoscete, "Una vita da supplente", edito da Nuovi Mondi. Nell'articolo citato, datato 2008, si fa riferimento a una storica sentenza del Tribunale di Milano della quale la testata vincenzobrancatisano.it riferì in anteprima. Su ricorso della Uil locale, i giudici condannarono il Ministero dell'Istruzione al risarcimento dei danni patiti dai precari della scuola vittima dell'abuso dei contratti a termine. Oggi il nostro libro rappresenta un valido strumento giudiziario per sostenere i tanti ricorsi che stanno per essere presentati in ogni parte d'Italia per il risarcimento dei danni e anche per il riconoscimento degli scatti di anzianità ai precari. Il risarcimento dei danni, come pure dimostriamo nella parte "giudiziaria" del volume, rappresenta una condizione necessaria, imposta dalla legislazione e dalla giurisprudenza comunitaria e dalla legge italiana, affinchè la reiterazione eccessiva dei contratti a termine (non solo nella scuola) non sia considerata illegittima. E' immensa la responsabilità dei sindacati che per tanti anni non hanno avvertito i loro iscritti dell'esistenza di questo diritto, che peraltro si prescrive, cioè si perde, dopo un certo numero di anni di inerzia. Nei giorni scorsi il Tribunale di Civitavecchia ha sentenziato in maniera opposta, come si legge in una sentenza diffusa dalla Gilda . Ma questa sentenza non deve scoraggiare poichè da essa emerge che il risarcimento non è stato riconosciuto semplicemente poichè come emerge da una una prima lettura il legale non aveva dimostrato i fatti che stavano a fondamento della richiesta risarcitoria, avendo egli puntato piuttosto sulla stabilizzazione del rapporto, altra via giudiziaria possibile ma (come scriviamo nel libro, ripercorrendo le sentenze della Corte Costituzionale e di altri giudici) un po' più impervia.
domenica 9 maggio 2010
Stracquadanio vs Brancatisano a Radio Anch'io, Rai 1
Poco dopo il breve intervento del leader della Flc-Cgil, Pantaleo, il senatore Giorgio Stracquadanio, giornalista e consigliere del ministro Gelmini, contestando Vincenzo Brancatisano, autore del libro "Una vita da supplente", Nuovi Mondi 2010, ha sostenuto a Rai Radio anch'io (7 maggio 2010) che egli stesso non ha mai votato né a favore né contro una legge sull'aumento o diminuzione dell'indennità parlamentare. Ma è davvero così? Stracquadanio, in trasmissione aveva poco prima accusato i giovani di non voler rinunciare al proprio tenore di vita preferendo stare in casa con i propri genitori invece di fare come aveva fatto lui da ragazzo andando via facendo lavori precari. Brancatisano ha ricordato in proposito al senatore che lui stesso però nel 2007 ha votato in Senato contro una proposta di legge volta a ridurre lo stipendio e dunque il tenore di vita dei parlamentari e che dunque si chiede sempre e solo ai lavoratori di fare i sacrifici. Stracquadanio avrebbe potuto argomentare nel merito, magari spiegando che i parlamentari guadagnano anche poco, e invece, inspiegabilmente, ha detto in trasmissione una cosa contraria alla realtà. Leggiamo infatti nel resoconto parlamentare della seduta dell'8 novembre 2007, citata da Brancatisano, cosa aveva in effetti dichiarato lo Stracquadanio in Parlamento votando (in effetti!) NO alla proposta di legge in questione: E' il Resoconto stenografico della seduta n. 246 del 08/11/2007:
« PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, ho chiesto la parola per esprimere il mio voto contrario e fortemente contrario - a questa proposta del collega Turigliatto e a tutte le altre proposte analoghe.
Signor Presidente, da troppo tempo in questo Paese, accanto a un'indecente demagogia su quelli che sarebbero i costi della politica, nulla si scrive sui costi che la cattiva politica fa pagare al Paese, mentre i costi sarebbero quelli degli uomini delle istituzioni. Da troppo tempo, accanto a questa demagogia, c'è una viltà dei parlamentari che si vergognano dell'incarico che hanno, delle loro attribuzioni e delle loro competenze.
Allora, Presidente, voglio fare un discorso molto semplice. Lei sa meglio di me - e i colleghi lo sanno - che con le nostre decisioni e i nostri voti decidiamo per l'indirizzo politico del Paese e per cifre enormi: quelle delle tasse dei nostri concittadini. È su quello che dovremmo applicare il massimo del rigore per evitare di buttare via i quattrini.
Inoltre, per questa responsabilità che avverto ogni minuto in cui esprimo un voto in quest'Aula ritengo che noi abbiamo una retribuzione inadeguata, insufficiente. In quale posto al mondo si ha una responsabilità di questo tipo e si hanno retribuzioni inferiori a quelle di manager dell'industria privata o pubblica o della media impresa? Un amministratore delegato di una media impresa guadagna molto più di un parlamentare e tutto questo lo considero normale e giusto in un mondo libero. È indecente l'idea per la quale l'egualitarismo delle retribuzioni debba portare chi ha una responsabilità di questo tipo ad avere retribuzioni uguali a quelle di chi non ha tale responsabilità.
È indecente pensare che non ci debba essere selezione e attrazione della classe dirigente. Voglio un sistema politico che paghi così bene chi ne fa parte, da creare la gara per entrarvi tra le persone migliori del Paese e non un livellamento per il quale si entra, magari, per amicizia o perché si è sotto un padrone o sotto una cordata politica.
E allora tutta questa manfrina ipocrita sui costi della politica sarebbe molto più seria se si applicasse alle migliaia di miliardi che in questa finanziaria si sprecano, a quei miliardi che sono stati stanziati dal Governo per comprare le constituency dei Gruppi e dei Parlamenti, per fare lo shopping del consenso politico di quest'Aula.
Basta con la demagogia sui costi della politica. Finalmente facciamo piuttosto un'analisi seria e vera sui costi che la cattiva politica e questo Governo stanno facendo pagare al Paese. (Applausi dal Gruppo FI).»
Fonte Parlamento: clicca qui
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giovedì 6 maggio 2010
Vincenzo Brancatisano a Radio Anch'io - RADIO 1 Rai
Presentazione del libro UNA VITA DA SUPPLENTE - Modena, 7 maggio 2010-
UNA VITA DA SUPPLENTE, Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana. In mattinata Brancatisano interverrà alla trasmissione "Radio anch'io" su RAI Radio 1. Su iniziativa del Circolo culturale Spazio Riformista Aics di Modena, si terrà venerdì 7 maggio a Modena, alle 17,30 presso la Sala Iniziative del corso serale ITC Barozzi (Viale Monte Kosica), la presentazione aperta al pubblico del nuovo libro di Vincenzo Brancatisano Una vita da supplente, lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana. Il libro è edito da Nuovi Mondi, casa editrice del gruppo editoriale modenese Logos.
Introdurrà la presentazione lo scrittore Carlo Alberto Parmeggiani. Interverrà l'autore, Vincenzo Brancatisano e il Prof. Giovanni Donnina, coordinatore di Sirio Barozzi.
Vincenzo Brancatisano interverrà inoltre, sempre venerdì 7 maggio, alle 9 al programma Radio Anch'io di Radio Uno in una trasmissione dedicata al precariato condotta da Ruggero Po (nella foto).
Una vita da supplente è il frutto di una lunga inchiesta condotta sul campo, mille denunce documentate per raccontare un allarmante fenomeno sociale: centinaia di migliaia di insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che nello stesso tempo scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti. La tesi di Vincenzo Brancatisano esposta nel libro è che una delle più gravi forme di sfruttamento e di discriminazione sul luogo di lavoro si stia perpetuando oggi nella scuola pubblica.
Brancatisano consegna al pubblico l’immagine scabrosa di un ignorato Mondo a Parte.Vincenzo Brancatisano (1960) è docente di Discipline giuridiche ed economiche e giornalista. Collabora con La Gazzetta di Modena e altre testate. Nel 1998 ha ricevuto il premio Antonio De Curtis per il libro Di Bella, l’uomo, la cura, la speranza, edito da Positive Press. È autore di Un po’ di verità sulla Terapia Di Bella (Travel Factory, 1999), Sentenze di vita (Travel Factory, 2000), La scelta di Dionigio (Mondo Nuovo, 2002). È coautore di Di Bella, la sua cura contro il cancro, edito da Zanfi Editore nel 1998.
Segui la diretta cliccando qui
Ascolta la registrazione (basta RealPlayer) cliccando qui
domenica 2 maggio 2010
In diretta da Messina
Pianeta scuola. Martedi 4 maggio, alle ore 21, su Radio Messina International, Giovanni Saija Bisazza intervisterà l'autore Vincenzo Brancatisano sul libro Una vita da supplente. Ascolta in diretta la trasmissione cliccando sul link sottostante. Repliche mercoledi 5 ore 15 e giovedi 6 ore 8,05.
Per ascoltare la trasmissione clicca qui
venerdì 30 aprile 2010
mercoledì 28 aprile 2010
martedì 27 aprile 2010
Vincenzo Brancatisano a Rai News 24
Vincenzo Brancatisano in diretta a RAI NEWS 24, ieri pomeriggio alle 16.30, intervistato negli studi di Saxa Rubra a Roma da Vania De Luca sul libro "Una vita da supplente"
Il filmato con l'intervista a Rai News 24
lunedì 26 aprile 2010
Vincenzo Brancatisano su Radio2
Vincenzo Brancatisano con il libro "Una vita da supplente" su Radio2 il 28 aprile 2010, ore 5,40. Intervistato da John Vignola a Twilight.
Vincenzo Brancatisano porta i precari della scuola a RAI Radio 2 e a RAI NEWS 24. Cresce l'interesse nazionale per il il libro "Una vita da supplente" edito da Nuovi Mondi. Il libro ha il pregio di essere riuscito a squarciare la coltre di silenzio che regna sovrana da sempre sul Mondo a Parte dei professori a tempo determinato, vessati e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che pure si arroga il compito di scrivere leggi contro lo sfruttamento del lavoro e l'abuso dei contratti a termine. Un plauso a John Vignola, conduttore della mitica trasmissione Twilight in onda tutte le mattine su Radio 2, per avere affrontato la questione con intelligenza e senza i soliti pregiudizi diffusi nel mondo dell'informazione. In studio un'altra precaria. A dieci anni dalla morte, si torna a parlare di Giorgio Bassani. E Twilight lo fa con una giovane scrittrice, Marilena Renda, docente precaria e autrice del libro: "Bassani, Giorgio", edito da Gaffi.
ASCOLTA LA PUNTATA DEL 28 APRILE 2010 CLICCANDO QUI
Il sito della trasmissione
domenica 25 aprile 2010
Brani tratti dal libro "Una vita da supplente" di Vincenzo Brancatisano
Nuovi Mondi, 2010
Non cambierà, non cambierà
Sì, che cambierà, vedrai che cambierà
Se avremo ancora un po’ da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare
[Franco Battiato – Povera Patria]
Precari di classe
Durante un consiglio di classe. «Alzi la mano chi è precario».
«Eh?
«Sì, sì, m’è venuta un’idea straordinaria, non ci aveva pensato nessuno».
«Ma che sta dicendo il collega?»
«Ripeto, alzi la mano chi è precario»
Quella di scienze: «Dai, muoviamoci, abbiamo altri consigli a seguire e la mia baby sitter si piglia dieci euro l’ora».
Quella di matematica: «Fuori ci sono i rappresentanti dei genitori che aspettano, non è corretto farli attendere. Coordinatrice, procedi con il primo punto».
Entra la preside. «Ricordo al docente segretario di verbalizzare che presiedo io, non sbagli come sempre. A che punto siete qui?»
«Avremmo iniziato ma il collega vuole fare la conta».
«Quale conta, professore?»
«Mi era sorto il dubbio che quasi nessuno dei docenti di questo consiglio sarà qui il prossimo anno. Secondo me siamo tutti precari. Oltre a lei, aggiungo con tutto il rispetto».
«Professore non facciamo polemiche, questo è un consiglio di classe»
«Preside mi scusi, è proprio questo il punto».
«Che non è all’ordine del giorno».
«In realtà leggo nel primo punto all’ordine del giorno che dovremmo discutere dell’aderenza dei nostri programmi e del nostro intervento educativo alle linee del Pof, il piano dell’offerta formativa appena approvato dal collegio dei docenti».
«E allora? Il Pof è una cosa seria, con il Pof ci presentiamo alle famiglie, non perdiamo altro tempo».
«Ma se siamo tutti precari, e il prossimo anno nessuno di noi avrà la certezza di essere qui ,che senso ha il Pof per i nostri alunni?»
«Professore, nell’aula insegnanti c’è una bacheca sindacale. Ecco, vada ad appiccicare là le sue lamentele».
«Ma ai sindacati secondo lei importa molto dell’offerta formativa?»
Quello di Religione: «Uff! Vogliamo andare avanti? Preside, ho diciotto classi».
«E t’hanno pure dato gli scatti di anzianità, accidenti allo Stato laico».
Quella di Educazione fisica: «Magari avresti dovuto parlare di queste cose nel collegio docenti, non qui».
«Mi è stato vietato perché non era all’ordine del giorno, bisognava approvare il Pof, e nessuno ha accettato di discutere dei problemi della scuola italiana».
«Professore, non era quella la sede. Ci sono tanti convegni dove può interevenire. La richiamo all’ordine».
Durante il consiglio, sottovoce, mentre la coordinatrice consegna varie copie del Pof ai rappresentanti dei genitori: «Vabbè, se vi va, scrivete “precario” o “di ruolo” accanto a questa copia dell’elenco dei presenti, poi me la riprendo». Fine del Consiglio. Risultato del sondaggio: dodici insegnanti presenti, dieci risultano assunti con incarico annuale, compresi la coordinatrice di classe, al suo ventesimo contratto annuale, l’insegnante di sotegno, il prof di Religione e il docente verbalista che continua a chiedersi: “devo verbalizzare quello che ha detto il collega?”.Solo due sono di ruolo. La preside non è incaricata annuale, a differenza dei tanti professori incaricati di dirigere gli istituti e che transumano periodicamente da un ordine di scuola all’altro. Pure i bidelli sono in massa precari e con loro anche alcuni impiegati in amministrazione. Come fanno a non sentirsi precari anche i docenti di ruolo quando il proprio team è caratterizzato da un turn over tanto esasperato?
[...]
A scuola, stando alle tabelle pubblicate nel primo capitolo di questo libro, un insegnante su sei è precario: il rapporto arriva a uno su cinque se si considerano anche i supplenti temporanei. Sarebbe una marea, ma non è così. Il dato è molto più devastante sotto ogni profilo, non ultimo quello legato alla dispersione studentesca e all’insuccesso scolastico di un numero consistente di alunni. La proporzione descritta non rende tuttavia l’idea di quanto sia grave la situazione. Le statistiche riescono spesso a edulcorare la realtà e a preservare chi descrive in maniera inesatta certi fenomeni dal rischio di doverne render conto. In realtà è altissimo il numero delle singole classi dove gli insegnanti precari superano la soglia del settanta-ottanta per cento del corpo docente. In alcuni casi si arriva al cento per cento, per non parlare delle scuole dove alla precarietà dei docenti si aggiunge quella del capo d’istituto, che spesso è un “insegnante incaricato”, dei bidelli, del personale amministrativo e degli assistenti di laboratorio. Per non parlare dei tutor e degli educatori prestati dalle cooperative sociali e che vanno e vengono dalle aule. Come se non bastasse, nell’anno scolastico 2009-2010 nelle scuole pubbliche italiane ci sono 182.478 alunni disabili con 90.469 docenti di sostegno. Tuttavia, commenta Legambiente che ha redatto un apposito rapporto, “solo poco più della metà dei docenti che operano con gli alunni con handicap sono docenti stabili e in grado di assicurare un minimo di continuità” . L’altra metà “è costituita da docenti a tempo determinato e quindi con nessuna garanzia di continuità, spesso mancanti della necessaria specializzazione”. Migliaia di docenti senza alcuna abilità riconosciuta, e spesso alla prima esperienza scolastica, vengono chiamati a sostenere bambini e ragazzi affetti da patologie più o meno gravi e spesso stipati negli istituti professionali dove si raggiungono percentuali altissime di alunni con handicap. I licei e gli istituti tecnici non vietano l’accesso ai disabili, ma se i genitori trovano un clima ostile è difficile che iscrivano un figlio disabile in un istituto del genere. Sulla “diluizione” del numero degli alunni disabili in istituti diversi dai professionali è iniziato un dibattito anche all’interno degli enti locali, alcuni dei quali si sono impegnati a sostenere finanziariamente i licei per l’acquisto di supporti che per ora sono appannaggio dei professionali. Ma le buone intenzioni devono ora fare i conti con i tagli alla spesa pubblica e rischiano di rimanere tali.
Illusioni statistiche
È un disastro, ma grazie alla media statistica dei dati relativi al totale dei singoli istituti, la percentuale scende di colpo. Questo perché ci sono classi dove invece la proporzione si capovolge. Ma ciò che conta ai fini di un’analisi seria è la singola classe. L’universo, per gli studenti, è rappresentato dalla classe, non dalla media delle classi. È il consiglio di classe l’organo competente a programmare l’attività didattica, a prendere decisioni di ogni tipo, a promuovere e a bocciare, a stabilire se la scuola ha garantito o meno la continuità didattica e con essa un buon dialogo educativo e formativo. Il consiglio di classe è sovrano e spesso nelle riunioni di inizio anno programma attività destinate a infrangersi contro il turn over. Il valzer dei docenti sovrasta l’armonia del concerto. Ogni insegnante ha un numero multiplo di classi: due, tre, e si arriva anche a diciotto nei tanti casi in cui per la singola materia sia prevista solo un’ora settimanale sulle diciotto previste dal contratto di lavoro degli insegnanti. Se in un istituto in cui lavorano cento docenti (solo) venti fossero precari, e ciascuno di questi avesse cinque, sei, sette classi se non di più, è automatico che la precarietà dei venti andrebbe in metastasi e conquisterebbe in maniera più o meno importante il tessuto del cento per cento delle classi dell’istituto. Poniamo per ipotesi che in tutta Italia ci siano 100.000 classi con l’80 per cento dei docenti assunti a tempo determinato. Servirebbe a poco sapere che in altre 100.000 classi i docenti sono tutti di ruolo. Sarebbe interessante solo per chi ama le medie statistiche. Le classi sono per la precisione 374.946 e poiché sono 140.000 i docenti precari annuali (cui si aggiunge la massa indefinita di supplenti temporanei), ciascuno dei quali ha a sua volta un numero multiplo di classi, non saremmo lontani dalla verità se affermassimo che tutte le classi italiane sono investite dalla precarietà di uno o più insegnanti.
Non servono le illusioni statistiche. Non servono agli studenti e neppure ai docenti precari, con buona pace dei molti maître à penser che ritengono si possa parlare di lavoro temporaneo giustificato da esigenze transitorie. Può essere mai “transitoria” l’esigenza di costituire intere classi con personale in gran parte precario, poi chiamato in massa a esaminare altri studenti agli esami di Stato? “Ogni anno cambio sede di servizio, cioè cambio colleghi, dirigente scolastico, studenti”, ci ha spiegato la professoressa Daniela Rovatti, che si definisce precaria preistorica. “Non riesco mai a progettare un lavoro a lungo termine con i miei alunni, in quanto quasi sicuramente li perderò l’anno successivo. E questa situazione, dopo tanti anni, comincia a pesarmi molto”. Inoltre, […]
Professione docente: Il mondo a parte dei docenti precari:
La recensione
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Nuovi Mondi, 2010
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Non cambierà, non cambierà
Sì, che cambierà, vedrai che cambierà
Se avremo ancora un po’ da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare
[Franco Battiato – Povera Patria]
Precari di classe
Durante un consiglio di classe. «Alzi la mano chi è precario».
«Eh?
«Sì, sì, m’è venuta un’idea straordinaria, non ci aveva pensato nessuno».
«Ma che sta dicendo il collega?»
«Ripeto, alzi la mano chi è precario»
Quella di scienze: «Dai, muoviamoci, abbiamo altri consigli a seguire e la mia baby sitter si piglia dieci euro l’ora».
Quella di matematica: «Fuori ci sono i rappresentanti dei genitori che aspettano, non è corretto farli attendere. Coordinatrice, procedi con il primo punto».
Entra la preside. «Ricordo al docente segretario di verbalizzare che presiedo io, non sbagli come sempre. A che punto siete qui?»
«Avremmo iniziato ma il collega vuole fare la conta».
«Quale conta, professore?»
«Mi era sorto il dubbio che quasi nessuno dei docenti di questo consiglio sarà qui il prossimo anno. Secondo me siamo tutti precari. Oltre a lei, aggiungo con tutto il rispetto».
«Professore non facciamo polemiche, questo è un consiglio di classe»
«Preside mi scusi, è proprio questo il punto».
«Che non è all’ordine del giorno».
«In realtà leggo nel primo punto all’ordine del giorno che dovremmo discutere dell’aderenza dei nostri programmi e del nostro intervento educativo alle linee del Pof, il piano dell’offerta formativa appena approvato dal collegio dei docenti».
«E allora? Il Pof è una cosa seria, con il Pof ci presentiamo alle famiglie, non perdiamo altro tempo».
«Ma se siamo tutti precari, e il prossimo anno nessuno di noi avrà la certezza di essere qui ,che senso ha il Pof per i nostri alunni?»
«Professore, nell’aula insegnanti c’è una bacheca sindacale. Ecco, vada ad appiccicare là le sue lamentele».
«Ma ai sindacati secondo lei importa molto dell’offerta formativa?»
Quello di Religione: «Uff! Vogliamo andare avanti? Preside, ho diciotto classi».
«E t’hanno pure dato gli scatti di anzianità, accidenti allo Stato laico».
Quella di Educazione fisica: «Magari avresti dovuto parlare di queste cose nel collegio docenti, non qui».
«Mi è stato vietato perché non era all’ordine del giorno, bisognava approvare il Pof, e nessuno ha accettato di discutere dei problemi della scuola italiana».
«Professore, non era quella la sede. Ci sono tanti convegni dove può interevenire. La richiamo all’ordine».
Durante il consiglio, sottovoce, mentre la coordinatrice consegna varie copie del Pof ai rappresentanti dei genitori: «Vabbè, se vi va, scrivete “precario” o “di ruolo” accanto a questa copia dell’elenco dei presenti, poi me la riprendo». Fine del Consiglio. Risultato del sondaggio: dodici insegnanti presenti, dieci risultano assunti con incarico annuale, compresi la coordinatrice di classe, al suo ventesimo contratto annuale, l’insegnante di sotegno, il prof di Religione e il docente verbalista che continua a chiedersi: “devo verbalizzare quello che ha detto il collega?”.Solo due sono di ruolo. La preside non è incaricata annuale, a differenza dei tanti professori incaricati di dirigere gli istituti e che transumano periodicamente da un ordine di scuola all’altro. Pure i bidelli sono in massa precari e con loro anche alcuni impiegati in amministrazione. Come fanno a non sentirsi precari anche i docenti di ruolo quando il proprio team è caratterizzato da un turn over tanto esasperato?
[...]
A scuola, stando alle tabelle pubblicate nel primo capitolo di questo libro, un insegnante su sei è precario: il rapporto arriva a uno su cinque se si considerano anche i supplenti temporanei. Sarebbe una marea, ma non è così. Il dato è molto più devastante sotto ogni profilo, non ultimo quello legato alla dispersione studentesca e all’insuccesso scolastico di un numero consistente di alunni. La proporzione descritta non rende tuttavia l’idea di quanto sia grave la situazione. Le statistiche riescono spesso a edulcorare la realtà e a preservare chi descrive in maniera inesatta certi fenomeni dal rischio di doverne render conto. In realtà è altissimo il numero delle singole classi dove gli insegnanti precari superano la soglia del settanta-ottanta per cento del corpo docente. In alcuni casi si arriva al cento per cento, per non parlare delle scuole dove alla precarietà dei docenti si aggiunge quella del capo d’istituto, che spesso è un “insegnante incaricato”, dei bidelli, del personale amministrativo e degli assistenti di laboratorio. Per non parlare dei tutor e degli educatori prestati dalle cooperative sociali e che vanno e vengono dalle aule. Come se non bastasse, nell’anno scolastico 2009-2010 nelle scuole pubbliche italiane ci sono 182.478 alunni disabili con 90.469 docenti di sostegno. Tuttavia, commenta Legambiente che ha redatto un apposito rapporto, “solo poco più della metà dei docenti che operano con gli alunni con handicap sono docenti stabili e in grado di assicurare un minimo di continuità” . L’altra metà “è costituita da docenti a tempo determinato e quindi con nessuna garanzia di continuità, spesso mancanti della necessaria specializzazione”. Migliaia di docenti senza alcuna abilità riconosciuta, e spesso alla prima esperienza scolastica, vengono chiamati a sostenere bambini e ragazzi affetti da patologie più o meno gravi e spesso stipati negli istituti professionali dove si raggiungono percentuali altissime di alunni con handicap. I licei e gli istituti tecnici non vietano l’accesso ai disabili, ma se i genitori trovano un clima ostile è difficile che iscrivano un figlio disabile in un istituto del genere. Sulla “diluizione” del numero degli alunni disabili in istituti diversi dai professionali è iniziato un dibattito anche all’interno degli enti locali, alcuni dei quali si sono impegnati a sostenere finanziariamente i licei per l’acquisto di supporti che per ora sono appannaggio dei professionali. Ma le buone intenzioni devono ora fare i conti con i tagli alla spesa pubblica e rischiano di rimanere tali.
Illusioni statistiche
È un disastro, ma grazie alla media statistica dei dati relativi al totale dei singoli istituti, la percentuale scende di colpo. Questo perché ci sono classi dove invece la proporzione si capovolge. Ma ciò che conta ai fini di un’analisi seria è la singola classe. L’universo, per gli studenti, è rappresentato dalla classe, non dalla media delle classi. È il consiglio di classe l’organo competente a programmare l’attività didattica, a prendere decisioni di ogni tipo, a promuovere e a bocciare, a stabilire se la scuola ha garantito o meno la continuità didattica e con essa un buon dialogo educativo e formativo. Il consiglio di classe è sovrano e spesso nelle riunioni di inizio anno programma attività destinate a infrangersi contro il turn over. Il valzer dei docenti sovrasta l’armonia del concerto. Ogni insegnante ha un numero multiplo di classi: due, tre, e si arriva anche a diciotto nei tanti casi in cui per la singola materia sia prevista solo un’ora settimanale sulle diciotto previste dal contratto di lavoro degli insegnanti. Se in un istituto in cui lavorano cento docenti (solo) venti fossero precari, e ciascuno di questi avesse cinque, sei, sette classi se non di più, è automatico che la precarietà dei venti andrebbe in metastasi e conquisterebbe in maniera più o meno importante il tessuto del cento per cento delle classi dell’istituto. Poniamo per ipotesi che in tutta Italia ci siano 100.000 classi con l’80 per cento dei docenti assunti a tempo determinato. Servirebbe a poco sapere che in altre 100.000 classi i docenti sono tutti di ruolo. Sarebbe interessante solo per chi ama le medie statistiche. Le classi sono per la precisione 374.946 e poiché sono 140.000 i docenti precari annuali (cui si aggiunge la massa indefinita di supplenti temporanei), ciascuno dei quali ha a sua volta un numero multiplo di classi, non saremmo lontani dalla verità se affermassimo che tutte le classi italiane sono investite dalla precarietà di uno o più insegnanti.
Non servono le illusioni statistiche. Non servono agli studenti e neppure ai docenti precari, con buona pace dei molti maître à penser che ritengono si possa parlare di lavoro temporaneo giustificato da esigenze transitorie. Può essere mai “transitoria” l’esigenza di costituire intere classi con personale in gran parte precario, poi chiamato in massa a esaminare altri studenti agli esami di Stato? “Ogni anno cambio sede di servizio, cioè cambio colleghi, dirigente scolastico, studenti”, ci ha spiegato la professoressa Daniela Rovatti, che si definisce precaria preistorica. “Non riesco mai a progettare un lavoro a lungo termine con i miei alunni, in quanto quasi sicuramente li perderò l’anno successivo. E questa situazione, dopo tanti anni, comincia a pesarmi molto”. Inoltre, […]
Professione docente: Il mondo a parte dei docenti precari:
La recensione
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sabato 24 aprile 2010
venerdì 2 aprile 2010
Una vita da supplente
Comunicato stampa
NUOVI MONDI EDITORE
Vincenzo Brancatisano
UNA VITA DA SUPPLENTE
Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana
Formato 14 X 21 pagg. 352 12,50€ da aprile in libreria ISBN 9788889091722
Una delle più gravi forme di sfruttamento e di discriminazione sul luogo di lavoro si sta perpetuando nella scuola pubblica. È questa la tesi dell’ultimo libro di Vincenzo Brancatisano, Una vita da supplente – Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana che si appresta a diventare il manifesto dei precari: un viaggio nel mondo del precariato della scuola, il frutto di una lunga inchiesta condotta sul campo, mille denunce documentate che raccontano un fenomeno sociale che ha come protagonisti la scuola pubblica e i propri dipendenti, un fenomeno che sarebbe ritenuto riprovevole e deprecabile se fosse riferito al mercato del lavoro privato. Centinaia di migliaia di insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che nello stesso tempo scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti.
Vincenzo Brancatisano porta ad emersione, forte di una narrazione coinvolgente e spesso sconvolgente, una realtà italiana allarmante: migliaia di lavoratori vengono assunti e cacciati via da scuola anche decine di volte nell’arco di un’intera carriera lavorativa e cambiano ogni anno classi, sedi e colleghi con grave danno per intere generazioni di studenti che, a loro volta, non capiscono il motivo del dissennato valzer di professori cui sono costretti ad assistere in continuazione.
In un clima di vero e proprio mobbing istituzionalizzato, i supplenti sono perennemente umiliati da leggi illogiche e da graduatorie assurde dove non contano il merito e la bravura di chi è chiamato a insegnare, ma criteri mortificanti quale, tra gli altri, la partecipazione a costosissimi corsi per corrispondenza (dalla dubbia attendibilità); l’avere insegnato in sedi situate sopra i seicento metri sul livello del mare consente addirittura di raddoppiare il punteggio di servizio. Le famiglie italiane sanno che lo Stato, con la complicità di ridicoli corsi di riconversione, sta per costringere molti professori di ruolo a insegnare ai propri figli materie di cui non hanno competenze? Brancatisano rintraccia lucidamente i motivi storici e le responsabilità politiche che hanno prodotto la realtà attuale: non solo quelle dello Stato ma anche quelle dei sindacati.
Il capitolo finale fornisce ai precari una speranza concreta di riscatto. Molti Tribunali italiani, ispirati dalla legislazione e dalla giurisprudenza comunitaria europea, stanno dando ragione ai lavoratori vittime di abuso di contratti a termine che si sono svincolati dalla morbida tutela sindacale. Una lunga e ormai inarrestabile serie di sentenze sta mettendo in ginocchio il Ministero dell’Istruzione, condannato a riconoscere gli scatti di anzianità ai precari. Una delle ultime sentenze ha riconosciuto ai precari della scuola che hanno fatto causa allo Stato cifre davvero ragguardevoli che superano le decine di migliaia di euro. Migliaia di precari della scuola sono però ancora all’oscuro di questa opportunità e il libro dimostra senza timore di smentita come di analoghe sentenze potrebbe giovarsi anche il popolo sterminato dei precari degli altri comparti che decidessero di agire in giudizio.
Una vita da supplente – Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana consegna al pubblico l'immagine scabrosa di un ignorato Mondo a Parte.
Vincenzo Brancatisano (1960) è docente di Discipline giuridiche ed economiche e giornalista. Collabora con La Gazzetta di Modena e altre testate. Nel 1998 ha ricevuto il premio Antonio De Curtis per il libro Di Bella, l’uomo, la cura, la speranza, edito da Positive Press e uscito in edizione inglese per Quartet Books a Londra. È autore di Un po’ di verità sulla Terapia Di Bella (Travel Factory, 1999), Sentenze di vita (Travel Factory, 2000), La scelta di Dionigio (Mondo Nuovo, 2002). È coautore di Di Bella, la sua cura contro il cancro, edito da Zanfi Editore nel 1998. Il suo sito internet è inoltre diventato un punto di riferimento per il mondo degli insegnanti.
Estratti dal libro
““Alcune cavità del suo registro personale consentono al professore, che ci ha appena infilato il pollice di una mano, di aprirlo in corrispondenza di una delle tante classi che gli sono state appena assegnate. Se ha cinque classi gli spetteranno quattro buchi, se ne ha otto occorrerà un registro con sette buchi. Se ha solo due classi, un buco può bastare. Negli ultimi tempi, il buco è stato sostituito da una linguetta adesiva: chi ha detto che le riforme della scuola non riescono mai a far cambiare le cose? Per il professore precario i buchi sono i mesi dell’anno trascorsi in qualità di Estraneo all’amministrazione dopo che l’amministrazione lo ha usato e poi gettato.”
"Se, per protestare, i precari salgono sui tetti, preferendo questa scelta quasi estrema alla più tradizionale occupazione di piazze e cortei vorrà pur dire qualcosa. La situazione ormai esplosiva del precariato scolastico deve farci riflettere sulle responsabilità dei sindacati della scuola, fosse solo per mettere in luce l'inefficacia della loro azione."
“Nulla conosco di elettronica, materia che, nonostante il nome simile, è del tutto diversa da elettrotecnica. Così come un insegnante di elettronica nulla conosce delle applicazioni elettrotecniche: magari conosce l’elettrotecnica di base, ma certamente non le macchine, gli impianti e i sistemi elettrici. È vero che potrei acquistare qualche libro di elettronica, studiare la materia e andare a ripeterla ai ragazzi. Ma l’insegnamento non è certo questo, non è ripetere la lezioncina letta sul libro la sera prima o peggio leggere il libro in classe. Mi chiedo con preoccupazione come potrò insegnare una materia che non conosco…”
Vai al libro
NUOVI MONDI EDITORE
Vincenzo Brancatisano
UNA VITA DA SUPPLENTE
Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana
Formato 14 X 21 pagg. 352 12,50€ da aprile in libreria ISBN 9788889091722
Una delle più gravi forme di sfruttamento e di discriminazione sul luogo di lavoro si sta perpetuando nella scuola pubblica. È questa la tesi dell’ultimo libro di Vincenzo Brancatisano, Una vita da supplente – Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana che si appresta a diventare il manifesto dei precari: un viaggio nel mondo del precariato della scuola, il frutto di una lunga inchiesta condotta sul campo, mille denunce documentate che raccontano un fenomeno sociale che ha come protagonisti la scuola pubblica e i propri dipendenti, un fenomeno che sarebbe ritenuto riprovevole e deprecabile se fosse riferito al mercato del lavoro privato. Centinaia di migliaia di insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che nello stesso tempo scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti.
Vincenzo Brancatisano porta ad emersione, forte di una narrazione coinvolgente e spesso sconvolgente, una realtà italiana allarmante: migliaia di lavoratori vengono assunti e cacciati via da scuola anche decine di volte nell’arco di un’intera carriera lavorativa e cambiano ogni anno classi, sedi e colleghi con grave danno per intere generazioni di studenti che, a loro volta, non capiscono il motivo del dissennato valzer di professori cui sono costretti ad assistere in continuazione.
In un clima di vero e proprio mobbing istituzionalizzato, i supplenti sono perennemente umiliati da leggi illogiche e da graduatorie assurde dove non contano il merito e la bravura di chi è chiamato a insegnare, ma criteri mortificanti quale, tra gli altri, la partecipazione a costosissimi corsi per corrispondenza (dalla dubbia attendibilità); l’avere insegnato in sedi situate sopra i seicento metri sul livello del mare consente addirittura di raddoppiare il punteggio di servizio. Le famiglie italiane sanno che lo Stato, con la complicità di ridicoli corsi di riconversione, sta per costringere molti professori di ruolo a insegnare ai propri figli materie di cui non hanno competenze? Brancatisano rintraccia lucidamente i motivi storici e le responsabilità politiche che hanno prodotto la realtà attuale: non solo quelle dello Stato ma anche quelle dei sindacati.
Il capitolo finale fornisce ai precari una speranza concreta di riscatto. Molti Tribunali italiani, ispirati dalla legislazione e dalla giurisprudenza comunitaria europea, stanno dando ragione ai lavoratori vittime di abuso di contratti a termine che si sono svincolati dalla morbida tutela sindacale. Una lunga e ormai inarrestabile serie di sentenze sta mettendo in ginocchio il Ministero dell’Istruzione, condannato a riconoscere gli scatti di anzianità ai precari. Una delle ultime sentenze ha riconosciuto ai precari della scuola che hanno fatto causa allo Stato cifre davvero ragguardevoli che superano le decine di migliaia di euro. Migliaia di precari della scuola sono però ancora all’oscuro di questa opportunità e il libro dimostra senza timore di smentita come di analoghe sentenze potrebbe giovarsi anche il popolo sterminato dei precari degli altri comparti che decidessero di agire in giudizio.
Una vita da supplente – Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana consegna al pubblico l'immagine scabrosa di un ignorato Mondo a Parte.
Vincenzo Brancatisano (1960) è docente di Discipline giuridiche ed economiche e giornalista. Collabora con La Gazzetta di Modena e altre testate. Nel 1998 ha ricevuto il premio Antonio De Curtis per il libro Di Bella, l’uomo, la cura, la speranza, edito da Positive Press e uscito in edizione inglese per Quartet Books a Londra. È autore di Un po’ di verità sulla Terapia Di Bella (Travel Factory, 1999), Sentenze di vita (Travel Factory, 2000), La scelta di Dionigio (Mondo Nuovo, 2002). È coautore di Di Bella, la sua cura contro il cancro, edito da Zanfi Editore nel 1998. Il suo sito internet è inoltre diventato un punto di riferimento per il mondo degli insegnanti.
Estratti dal libro
““Alcune cavità del suo registro personale consentono al professore, che ci ha appena infilato il pollice di una mano, di aprirlo in corrispondenza di una delle tante classi che gli sono state appena assegnate. Se ha cinque classi gli spetteranno quattro buchi, se ne ha otto occorrerà un registro con sette buchi. Se ha solo due classi, un buco può bastare. Negli ultimi tempi, il buco è stato sostituito da una linguetta adesiva: chi ha detto che le riforme della scuola non riescono mai a far cambiare le cose? Per il professore precario i buchi sono i mesi dell’anno trascorsi in qualità di Estraneo all’amministrazione dopo che l’amministrazione lo ha usato e poi gettato.”
"Se, per protestare, i precari salgono sui tetti, preferendo questa scelta quasi estrema alla più tradizionale occupazione di piazze e cortei vorrà pur dire qualcosa. La situazione ormai esplosiva del precariato scolastico deve farci riflettere sulle responsabilità dei sindacati della scuola, fosse solo per mettere in luce l'inefficacia della loro azione."
“Nulla conosco di elettronica, materia che, nonostante il nome simile, è del tutto diversa da elettrotecnica. Così come un insegnante di elettronica nulla conosce delle applicazioni elettrotecniche: magari conosce l’elettrotecnica di base, ma certamente non le macchine, gli impianti e i sistemi elettrici. È vero che potrei acquistare qualche libro di elettronica, studiare la materia e andare a ripeterla ai ragazzi. Ma l’insegnamento non è certo questo, non è ripetere la lezioncina letta sul libro la sera prima o peggio leggere il libro in classe. Mi chiedo con preoccupazione come potrò insegnare una materia che non conosco…”
Vai al libro
domenica 14 marzo 2010
Precari scuola di Modena - Protesta davanti all'Ufficio scolastico
Il Coordinamento precari scuola di Modena manifesta il 18 marzo davanti all'Ufficio scolastico. Vai al sito del gruppo
La Gilda aderisce alla protesta. Vai al sito della Gilda di Modena
La testata VincenzoBrancatisano.it seguirà l'iniziativa
IL GOVERNO ITALIANO HA PREDISPOSTO A PARTIRE DALLA LEGGE n.133 (art. 64, Capo II) UNA SERIE DI INTERVENTI PER IL CONTENIMENTO DELLA SPESA PUBBLICA CHE RIDUCONO DRASTICAMENTE I FINANZIAMENTI ALLA SCUOLA STATALE:
tagli per 7 miliardi e 832 milioni di euro ai finanziamenti alla scuola pubblica
taglio dei posti di lavoro pari a 150.000 unità tra insegnanti e personale Ata
riduzione delle cattedre per il sostegno
aumento del numero di alunni per classe
ridimensionamento, chiusura e accorpamento degli istituti scolastici
mancanza di finanziamenti per la messa in sicurezza e la manutenzione delle strutture edilizie delle scuole
mancanza di fondi per il normale funzionamento delle scuole a cominciare dal pagamento degli stipendi di molti supplenti
riduzione delle spese di pulizia del 25%, con ulteriori carichi di lavoro per il personale Ata
Riduzione e accorpamenti delle classi di concorso; cancellazione e azzeramento delle graduatorie dei precari
Riduzione dei quadri orari e dei piani di studio
Il Coordinamento degli insegnanti precari della provincia di Modena chiede il ritiro di questi provvedimenti per difendere qualità, sicurezza e lavoro nelle scuole.
giovedì 18 marzoalle ore 15
Manifestazione di protesta di tutto il personale della Scuoladavanti all’Ufficio Scolastico Provinciale di Modenain via Rainusso, 79/100
Per info: precariscuolamo@gmail.com;
http://precariscuolamodena.wordpress.com/
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RdB/CUB SCUOLA EMILIA ROMAGNA SOSTIENE I PRECARI DI MODENAPostati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
Giovedì 18 marzo, dalle ore 15, i precari della scuola della provincia di Modena, attivi da qualche mese, ma già radicati grazie ad una linea chiara e condivisa ed allimpegno in prima persona di un gruppo di lavoratori, si ritroveranno sotto le finestre dellUfficio Scolastico Provinciale di Modena per protestare contro i tagli alla scuola pubblica ed il licenziamento di decine di migliaia di precari. Nonostante gli appelli lanciati a diverse sigle sindacali, RdB/CUB Scuola ha da subito condiviso ed appoggiato la protesta del 18 marzo sia per la piattaforma chiara e condivisa sia come punto di partenza per una vera opposizione alle politiche di distruzione della scuola. Liniziativa sta crescendo di giorno in giorno ed il clamore suscitato dallattività dei precari, anche sui giornali locali, sta obbligando altre sigle sindacali di aderire, almeno a parole. Noi ci saremo realmente e facciamo appello a tutti i lavoratori dei diversi comparti affinchè si uniscano a noi nel portare sostegno concreto alla giusta lotta dei precari di Modena.
La situazione dei lavoratori della scuola non permette tentennamenti.Bologna, 11 marzo 2010 Francesco Bonfini
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GAP GRUPPI D’AZIONE PRECARIAPostati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
LA SCUOLA ITALIANA VIVE UN OTTIMO MOMENTO
Grazie all’azione del Governo Berlusconi, che sta completando l’opera ancora timida dei governi precedenti. Finalmente si sta facendo chiarezza sugli organici. Sono stati tagliati infatti più di 50 mila posti tra insegnanti precari e ATA. Finalmente abbiamo classi più affollate, spesso con studenti vicinissimi tra loro, in questo modo si spiega meglio e a più persone, gli studenti fraternizzano meglio. Sempre grazie al Governo e alla Regione Liguria nella persona dell’ottimo assessore Costa sono state accorpate più scuole, risparmiando sulle segreterie. La scuola elementare viaggia verso il maestro unico che sicuramente da solo fa meglio di tre maestri, le famiglie si pagano il tempo pieno così sono più responsabilizzate nei confronti del futuro dei figli. Nella scuola media sono state finalmente razionalizzate le risorse, i ragazzi si dovranno portare il mangiare da casa, migliorando così la qualità della loro dieta. Nei bagni non c’è più carta igienica neppure per gli insegnanti, così ci si abitua a controllare il bioritmo. Finalmente abbiamo un governo che rispetta la nostra categoria, il nostro valore. Nessuno ci dà più del fannullone, dell’assenteista. Il diritto alla cura è cresciuto per tutti. Il governo ha deciso che ci si cura meglio stando a casa tutto il giorno con solo due ore di uscita, così stiamo al caldo e si guarisce prima.
LA SITUAZIONE PERO’ E’ DESTINATA A MIGLIORARE NEI PROSSIMI ANNIFinalmente entrerà in vigore l’attesa riforma delle superiori. Ovviamente l’obiettivo di chi ci governa è migliorare il nostro lavoro e la preparazione dei ragazzi. Per questo in tutte le scuole verranno diminuite le ore di lezione. Finalmente la smetteremo con le sperimentazioni che servivano solo a creare confusione. Basta con le compresenze, basta con i laboratori, basta con la didattica sessantottina, basta con gli ITP, basta con i tecnici. Basta con le ore di diritto (che poi uno si fa delle idee sbagliate sul ruolo dello Stato e delle istituzioni), meno italiano, meno geografia: less is more. Inoltre si taglieranno nei prossimi due anni altri 100 mila posti, eliminando finalmente la piaga del precariato nella scuola, eliminando gli ITP, tanto alcuni non hanno nessuna preparazione, tagliando i bidelli che non puliscono, quelli che puliscono troppo, i segretari che hanno sempre qualcosa da farti firmare.
Ovviamente avremo anche un sacco di miglioramenti contrattuali. Finalmente verremo giudicati in base al nostro lavoro. I dirigenti scolastici faranno finalmente una classifica, in base alla nostra bravura. Aspettiamo con ansia che il Ministro Brunetta ci spieghi in base a quali parametri saremo giudicati, ma ci aspettiamo il meglio dal Ministro più amato dagli Italiani.
PURTROPPO IN ITALIA C’E’ ANCORA CHI NON LA VUOLE CAPIRE
L’anno scorso un movimento di insegnanti, famiglie, studenti ha protestato contro la riforma impropriamente definita un insieme di tagli. Tramite scioperi, manifestazioni, occupazioni, autogestioni ha reso difficile un percorso di cui vogliamo immediata attuazione. Costoro hanno reso difficile la riforma del maestro unico e hanno ritardato di un anno la riforma delle superiori. Per fortuna quest’anno tranne pochi sparuti gruppi la situazione sembra più tranquilla.
In effetti ci sono stati un paio di scioperi, in provincia di Genova hanno pure bloccato molti scrutini nel primo quadrimestre.
Oggi, pensano che questo sciopero debba parlare anche della scuola. Sostengono il criterio dell’unità tra lavoratori precari e a tempo indeterminato, cercano un rapporto con gli studenti e i genitori. Non sono mai contenti di niente.
Esprimono solidarietà agli insegnanti precari che dal 12 al 15 marzo assedieranno a Roma il Ministero della nostra amata Gelmini.
Addirittura si stanno organizzando per il blocco degli scrutini di fine anno. Oggi sono di nuovo in sciopero. Ma cosa vogliono ancora?
FERMATELI !!!
GAP GRUPPI D’AZIONE PRECARIA
Per contattiRoberto e Carla carlaroberto@ tiscali.itGina e Nicola gina.pepe@fastwebne t.it
http://www.azioneprecaria.altervista.org/joomla/
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Dal Coordinamento Lavoratori Scuola Di Milano:Postati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
Anche noi stiamo pensando come Coordinamento di lanciare un’assemblea sullo sciopero degli scrutini anche se per ragioni organizzative non riusciremo a farla se non dopo Pasqua. Intanto stiamo continuando con i volantinaggi davanti alle scuole e il 12 marzo quelli che non andranno a Roma cercheranno di fare un picchettaggio, con alcuni collettivi studenteschi, davanti un liceo del centro di Milano per non far entrare i colleghi. Dopo andranno (io vengo a Roma) a volantinare nel corteo studentesco e di Rete Scuole e in quello della CGIL e portare la parola d’ordine del blocco degli scrutini.
Nelle scuole dove siamo presenti e nei nostri volantinaggi stiamo anche dando battaglia nei collegi docenti e nelle assemblee sindacale per la NON COLLABORAZIONE e il BOICOTTAGGIO. Infatti presentiamo delle mozioni come quelle arrivate da Bologna e Modena che suggeriscano concrete azioni di contrasto della riforma:
1) votare contro in collegio docenti qualsiasi modifica del POF che vada nel senso di anticipare la Riforma (che tecnicamente non è neanca stata firmata dal Pdr e quindi non è in vigore) e riconferma del POf di quest’anno senza applicare quindi il taglio di ore e di materie
2) NON COLLABORAZIONE non assumere come scuola nessun provvedimento definito dalla riforma e soprattunto non costituire o congelare se già costituita, qualsiasi commissione interna che debba decidere su taglio di ore e di materie
3) Non approvazione del bilancio che per la maggioranza delle scuole, tra cui la nostra, è pesantemente in rosso pur avanzando crediti dal MIUR di centinaia di migliaia di euro
3) non applicazione del tetto del 30% per gli alunni stranieri
Inoltre trovo interessante appoggiarci alla recente sentenza della Corte Costituzionale che recentemente ha emesso una sentenza di illegittimità costituzionale dei tagli effettuati (dal governo Prodi e dall’attuale governo) sugli insegnanti di sostegno. Occorrerebbe anche in questo caso, come collegio docenti, pretendere il ripristino del numero di ore di sostegno esistenti prima dei tagli 2008 in rapporto al numero di casi e alla gravità di ciascuno, numero di ore che deve essere coperto da insegnanti di sostegno SPECAILIZZATI.
Altre iniziative:
Blocco della consegna dei pagellini di metà quadrimestre
Blocco dei corsi e delle prove di recupero
Hasta la victoria
Giuseppe
Coordinamento Lavoratori Scuola “3 ottobre” – milano
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IL CPS NON SI ARRENDE E SI MOBILITA PER TRE GIORNI, DAL 12 AL 14 MARZOPostati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
Il Coordinamento Precari Scuola chiama alla mobilitazione tutti i lavoratori della scuola di ogni ordine e grado, stanchi e vessati dai continui attacchi di questo Governo ed in particolare di questo Ministero.Il CPS sciopererà e assedierà il Ministero della Pubblica Istruzione per tre giorni dal 12 al 14 Marzo, insieme agli altri comitati, collettivi e coordinamenti che in questi mesi si opposti dal basso al progetto di demolizione della scuola pubblica. Per ribadire il nostro NO alla legge 133, contro la riforma della scuola pubblica che taglia migliaia di posti di lavoro ai precari della scuola rigettandoli in uno stato di disoccupazione ed abbandono, taglia i fondi per il corretto funzionamento delle scuole, taglia i fondi per i docenti di sostegno, taglia fondi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, ripropone un modello didattico obsoleto vecchio di 50 anni, impoverisce l’offerta formativa creando classi “pollaio” di 30, 32 alunni contro la legge sulla sicurezza. Relativamente al decreto salvaprecari lo riteniamo insufficiente e “lesivo” dei diritti di coloro che sono inclusi a pieno titolo nelle graduatorie di istituto, e pertanto deve essere considerato semplicemente come soluzione temporanea “una tantum”, in vista delle immissioni in ruolo.
Il Coordinamento Precari Scuola chiede
- Il ritiro di tutti i tagli disposti con la legge 133/2008- Il blocco della riforma della scuola superiore non pubblicata in gazzetta ufficiale- La trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato- Il ripristino del modulo e delle compresenze nella scuola primaria- Il rispetto della sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato la legge che limitava il numero dei docenti di sostegno- L’abrogazione di qualsiasi forma di finanziamento pubblico alle scuole private, come previsto dalla Costituzione- Il ritiro del vergognoso art. 31 del Disegno di legge N. 1167-B che vanifica l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori- Il ritiro del decreto Brunetta ed il mantenimento delle Graduatorie ad Esaurimento- La possibilità per tutti i docenti precari della scuola di frequentare i corsi di aggiornamento/formazione, previsti, ad oggi, solamente per il personale di ruolo- La possibilità per i docenti di scuola primaria ed infanzia che abbiano maturato 360 giorni di servizio sul sostegno, di conseguirne il titolo con una sessione abilitante riservata; ovvero, a tutti gli abilitati della scuola primaria e dell’infanzia, tramite concorso ordinario, di accedere ad un corso di sostegno- Accesso diretto ai corsi abilitanti per tutti coloro che hanno almeno 360gg di insegnamento- Inserimento nel salvaprecari di tutti i colleghi di terza fascia che hanno lavorato per almeno 180gg nell’a.s. 2008/2009 oppure nell’a.s 2009/2010
COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA NAZIONALE
E' in uscita il libro di Vincenzo Brancatisano, "Una vita da supplente. Sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana". Nuovi Mondi Editore, 352 pagg. marzo 2010
La Gilda aderisce alla protesta. Vai al sito della Gilda di Modena
La testata VincenzoBrancatisano.it seguirà l'iniziativa
IL GOVERNO ITALIANO HA PREDISPOSTO A PARTIRE DALLA LEGGE n.133 (art. 64, Capo II) UNA SERIE DI INTERVENTI PER IL CONTENIMENTO DELLA SPESA PUBBLICA CHE RIDUCONO DRASTICAMENTE I FINANZIAMENTI ALLA SCUOLA STATALE:
tagli per 7 miliardi e 832 milioni di euro ai finanziamenti alla scuola pubblica
taglio dei posti di lavoro pari a 150.000 unità tra insegnanti e personale Ata
riduzione delle cattedre per il sostegno
aumento del numero di alunni per classe
ridimensionamento, chiusura e accorpamento degli istituti scolastici
mancanza di finanziamenti per la messa in sicurezza e la manutenzione delle strutture edilizie delle scuole
mancanza di fondi per il normale funzionamento delle scuole a cominciare dal pagamento degli stipendi di molti supplenti
riduzione delle spese di pulizia del 25%, con ulteriori carichi di lavoro per il personale Ata
Riduzione e accorpamenti delle classi di concorso; cancellazione e azzeramento delle graduatorie dei precari
Riduzione dei quadri orari e dei piani di studio
Il Coordinamento degli insegnanti precari della provincia di Modena chiede il ritiro di questi provvedimenti per difendere qualità, sicurezza e lavoro nelle scuole.
giovedì 18 marzoalle ore 15
Manifestazione di protesta di tutto il personale della Scuoladavanti all’Ufficio Scolastico Provinciale di Modenain via Rainusso, 79/100
Per info: precariscuolamo@gmail.com;
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RdB/CUB SCUOLA EMILIA ROMAGNA SOSTIENE I PRECARI DI MODENAPostati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
Giovedì 18 marzo, dalle ore 15, i precari della scuola della provincia di Modena, attivi da qualche mese, ma già radicati grazie ad una linea chiara e condivisa ed allimpegno in prima persona di un gruppo di lavoratori, si ritroveranno sotto le finestre dellUfficio Scolastico Provinciale di Modena per protestare contro i tagli alla scuola pubblica ed il licenziamento di decine di migliaia di precari. Nonostante gli appelli lanciati a diverse sigle sindacali, RdB/CUB Scuola ha da subito condiviso ed appoggiato la protesta del 18 marzo sia per la piattaforma chiara e condivisa sia come punto di partenza per una vera opposizione alle politiche di distruzione della scuola. Liniziativa sta crescendo di giorno in giorno ed il clamore suscitato dallattività dei precari, anche sui giornali locali, sta obbligando altre sigle sindacali di aderire, almeno a parole. Noi ci saremo realmente e facciamo appello a tutti i lavoratori dei diversi comparti affinchè si uniscano a noi nel portare sostegno concreto alla giusta lotta dei precari di Modena.
La situazione dei lavoratori della scuola non permette tentennamenti.Bologna, 11 marzo 2010 Francesco Bonfini
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GAP GRUPPI D’AZIONE PRECARIAPostati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
LA SCUOLA ITALIANA VIVE UN OTTIMO MOMENTO
Grazie all’azione del Governo Berlusconi, che sta completando l’opera ancora timida dei governi precedenti. Finalmente si sta facendo chiarezza sugli organici. Sono stati tagliati infatti più di 50 mila posti tra insegnanti precari e ATA. Finalmente abbiamo classi più affollate, spesso con studenti vicinissimi tra loro, in questo modo si spiega meglio e a più persone, gli studenti fraternizzano meglio. Sempre grazie al Governo e alla Regione Liguria nella persona dell’ottimo assessore Costa sono state accorpate più scuole, risparmiando sulle segreterie. La scuola elementare viaggia verso il maestro unico che sicuramente da solo fa meglio di tre maestri, le famiglie si pagano il tempo pieno così sono più responsabilizzate nei confronti del futuro dei figli. Nella scuola media sono state finalmente razionalizzate le risorse, i ragazzi si dovranno portare il mangiare da casa, migliorando così la qualità della loro dieta. Nei bagni non c’è più carta igienica neppure per gli insegnanti, così ci si abitua a controllare il bioritmo. Finalmente abbiamo un governo che rispetta la nostra categoria, il nostro valore. Nessuno ci dà più del fannullone, dell’assenteista. Il diritto alla cura è cresciuto per tutti. Il governo ha deciso che ci si cura meglio stando a casa tutto il giorno con solo due ore di uscita, così stiamo al caldo e si guarisce prima.
LA SITUAZIONE PERO’ E’ DESTINATA A MIGLIORARE NEI PROSSIMI ANNIFinalmente entrerà in vigore l’attesa riforma delle superiori. Ovviamente l’obiettivo di chi ci governa è migliorare il nostro lavoro e la preparazione dei ragazzi. Per questo in tutte le scuole verranno diminuite le ore di lezione. Finalmente la smetteremo con le sperimentazioni che servivano solo a creare confusione. Basta con le compresenze, basta con i laboratori, basta con la didattica sessantottina, basta con gli ITP, basta con i tecnici. Basta con le ore di diritto (che poi uno si fa delle idee sbagliate sul ruolo dello Stato e delle istituzioni), meno italiano, meno geografia: less is more. Inoltre si taglieranno nei prossimi due anni altri 100 mila posti, eliminando finalmente la piaga del precariato nella scuola, eliminando gli ITP, tanto alcuni non hanno nessuna preparazione, tagliando i bidelli che non puliscono, quelli che puliscono troppo, i segretari che hanno sempre qualcosa da farti firmare.
Ovviamente avremo anche un sacco di miglioramenti contrattuali. Finalmente verremo giudicati in base al nostro lavoro. I dirigenti scolastici faranno finalmente una classifica, in base alla nostra bravura. Aspettiamo con ansia che il Ministro Brunetta ci spieghi in base a quali parametri saremo giudicati, ma ci aspettiamo il meglio dal Ministro più amato dagli Italiani.
PURTROPPO IN ITALIA C’E’ ANCORA CHI NON LA VUOLE CAPIRE
L’anno scorso un movimento di insegnanti, famiglie, studenti ha protestato contro la riforma impropriamente definita un insieme di tagli. Tramite scioperi, manifestazioni, occupazioni, autogestioni ha reso difficile un percorso di cui vogliamo immediata attuazione. Costoro hanno reso difficile la riforma del maestro unico e hanno ritardato di un anno la riforma delle superiori. Per fortuna quest’anno tranne pochi sparuti gruppi la situazione sembra più tranquilla.
In effetti ci sono stati un paio di scioperi, in provincia di Genova hanno pure bloccato molti scrutini nel primo quadrimestre.
Oggi, pensano che questo sciopero debba parlare anche della scuola. Sostengono il criterio dell’unità tra lavoratori precari e a tempo indeterminato, cercano un rapporto con gli studenti e i genitori. Non sono mai contenti di niente.
Esprimono solidarietà agli insegnanti precari che dal 12 al 15 marzo assedieranno a Roma il Ministero della nostra amata Gelmini.
Addirittura si stanno organizzando per il blocco degli scrutini di fine anno. Oggi sono di nuovo in sciopero. Ma cosa vogliono ancora?
FERMATELI !!!
GAP GRUPPI D’AZIONE PRECARIA
Per contattiRoberto e Carla carlaroberto@ tiscali.itGina e Nicola gina.pepe@fastwebne t.it
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Dal Coordinamento Lavoratori Scuola Di Milano:Postati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
Anche noi stiamo pensando come Coordinamento di lanciare un’assemblea sullo sciopero degli scrutini anche se per ragioni organizzative non riusciremo a farla se non dopo Pasqua. Intanto stiamo continuando con i volantinaggi davanti alle scuole e il 12 marzo quelli che non andranno a Roma cercheranno di fare un picchettaggio, con alcuni collettivi studenteschi, davanti un liceo del centro di Milano per non far entrare i colleghi. Dopo andranno (io vengo a Roma) a volantinare nel corteo studentesco e di Rete Scuole e in quello della CGIL e portare la parola d’ordine del blocco degli scrutini.
Nelle scuole dove siamo presenti e nei nostri volantinaggi stiamo anche dando battaglia nei collegi docenti e nelle assemblee sindacale per la NON COLLABORAZIONE e il BOICOTTAGGIO. Infatti presentiamo delle mozioni come quelle arrivate da Bologna e Modena che suggeriscano concrete azioni di contrasto della riforma:
1) votare contro in collegio docenti qualsiasi modifica del POF che vada nel senso di anticipare la Riforma (che tecnicamente non è neanca stata firmata dal Pdr e quindi non è in vigore) e riconferma del POf di quest’anno senza applicare quindi il taglio di ore e di materie
2) NON COLLABORAZIONE non assumere come scuola nessun provvedimento definito dalla riforma e soprattunto non costituire o congelare se già costituita, qualsiasi commissione interna che debba decidere su taglio di ore e di materie
3) Non approvazione del bilancio che per la maggioranza delle scuole, tra cui la nostra, è pesantemente in rosso pur avanzando crediti dal MIUR di centinaia di migliaia di euro
3) non applicazione del tetto del 30% per gli alunni stranieri
Inoltre trovo interessante appoggiarci alla recente sentenza della Corte Costituzionale che recentemente ha emesso una sentenza di illegittimità costituzionale dei tagli effettuati (dal governo Prodi e dall’attuale governo) sugli insegnanti di sostegno. Occorrerebbe anche in questo caso, come collegio docenti, pretendere il ripristino del numero di ore di sostegno esistenti prima dei tagli 2008 in rapporto al numero di casi e alla gravità di ciascuno, numero di ore che deve essere coperto da insegnanti di sostegno SPECAILIZZATI.
Altre iniziative:
Blocco della consegna dei pagellini di metà quadrimestre
Blocco dei corsi e delle prove di recupero
Hasta la victoria
Giuseppe
Coordinamento Lavoratori Scuola “3 ottobre” – milano
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IL CPS NON SI ARRENDE E SI MOBILITA PER TRE GIORNI, DAL 12 AL 14 MARZOPostati in Uncategorized su marzo 13, 2010 da precariscuolamodena
Il Coordinamento Precari Scuola chiama alla mobilitazione tutti i lavoratori della scuola di ogni ordine e grado, stanchi e vessati dai continui attacchi di questo Governo ed in particolare di questo Ministero.Il CPS sciopererà e assedierà il Ministero della Pubblica Istruzione per tre giorni dal 12 al 14 Marzo, insieme agli altri comitati, collettivi e coordinamenti che in questi mesi si opposti dal basso al progetto di demolizione della scuola pubblica. Per ribadire il nostro NO alla legge 133, contro la riforma della scuola pubblica che taglia migliaia di posti di lavoro ai precari della scuola rigettandoli in uno stato di disoccupazione ed abbandono, taglia i fondi per il corretto funzionamento delle scuole, taglia i fondi per i docenti di sostegno, taglia fondi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, ripropone un modello didattico obsoleto vecchio di 50 anni, impoverisce l’offerta formativa creando classi “pollaio” di 30, 32 alunni contro la legge sulla sicurezza. Relativamente al decreto salvaprecari lo riteniamo insufficiente e “lesivo” dei diritti di coloro che sono inclusi a pieno titolo nelle graduatorie di istituto, e pertanto deve essere considerato semplicemente come soluzione temporanea “una tantum”, in vista delle immissioni in ruolo.
Il Coordinamento Precari Scuola chiede
- Il ritiro di tutti i tagli disposti con la legge 133/2008- Il blocco della riforma della scuola superiore non pubblicata in gazzetta ufficiale- La trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato- Il ripristino del modulo e delle compresenze nella scuola primaria- Il rispetto della sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato la legge che limitava il numero dei docenti di sostegno- L’abrogazione di qualsiasi forma di finanziamento pubblico alle scuole private, come previsto dalla Costituzione- Il ritiro del vergognoso art. 31 del Disegno di legge N. 1167-B che vanifica l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori- Il ritiro del decreto Brunetta ed il mantenimento delle Graduatorie ad Esaurimento- La possibilità per tutti i docenti precari della scuola di frequentare i corsi di aggiornamento/formazione, previsti, ad oggi, solamente per il personale di ruolo- La possibilità per i docenti di scuola primaria ed infanzia che abbiano maturato 360 giorni di servizio sul sostegno, di conseguirne il titolo con una sessione abilitante riservata; ovvero, a tutti gli abilitati della scuola primaria e dell’infanzia, tramite concorso ordinario, di accedere ad un corso di sostegno- Accesso diretto ai corsi abilitanti per tutti coloro che hanno almeno 360gg di insegnamento- Inserimento nel salvaprecari di tutti i colleghi di terza fascia che hanno lavorato per almeno 180gg nell’a.s. 2008/2009 oppure nell’a.s 2009/2010
COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA NAZIONALE
E' in uscita il libro di Vincenzo Brancatisano, "Una vita da supplente. Sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana". Nuovi Mondi Editore, 352 pagg. marzo 2010
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martedì 9 marzo 2010
Ministro Gelmini contraddetta dal suo stesso Ministero?
Di Vincenzo Brancatisano
«Più del 97 per cento del bilancio dell’Istruzione viene assorbito dagli stipendi e poco resta per le spese più urgenti così come per l’edilizia scolastica e la formazione». Lo ha affermato per l’ennesima volta il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, nel corso di un’intervista. Il libro di Vincenzo Brancatisano “Una vita da supplente”, in uscita a marzo 2010, smonta, a una a una, le uscite della Gelmini, con dati alla mano e peraltro provenienti dallo stesso Ministero da lei presieduto. Come quella dei bidelli, che sarebbero più dei Carabinieri, il refrain della Gelmini sugli stipendi dei docenti che non consentirebbero di intervenire sull’edilizia scolastica, si scontra con l’evidenza di studi recentissimi svolti dal Ministero dell’Istruzione secondo il quale i 42 mila punti di erogazione del Servizio scolastico (scuole, plessi, istituti, sedi e sezioni associate) «sono ospitati – spiega il Ministero – in edifici scolastici generalmente di proprietà e/o in gestione degli Enti Locali».
E se essi sono di proprietà degli enti locali a chi mai spetterà l’onere della ristrutturazione edilizia degli edifici? Spetterà forse ai suddetti enti locali, e cioè a Comuni e Province, a seconda dell’ordine di scuola?
E il riscaldamento?
Le mense?
E tutto il resto: a chi mai spetta il relativo onere finanziario?
Vediamo cosa risponde il Ministero presieduto dalla Gelmini. «Per consentire il quotidiano funzionamento di quelle migliaia di punti di erogazione del servizio – spiega la Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi del Ministero presieduto dalla Gelmini – vengono impegnate, oltre agli insegnanti e all’altro personale statale, le Amministrazioni comunali e provinciali che sostengono e integrano il servizio scolastico con ogni misura di accompagnamento ritenuta necessaria per assicurare le condizioni di funzionalità logistica e di fruizione del diritto allo studio della popolazione scolastica: manutenzione e messa in sicurezza degli edifici, riscaldamento, illuminazione, trasporti, mense e provvidenze diverse».
Gli enti locali locali accanto a questo tradizionale ruolo di servizio e supporto all’attività scolastica, prosegue l’amministrazione capitanata da Maria Stella Gelmini, «svolgono da alcuni anni, per effetto del rafforzamento delle autonomie territoriali e del trasferimento di competenze e decentramento di funzioni dello Stato centrale (legge 59/1997 e decreto legislativo 112/1998) e per effetto del nuovo Titolo V della Costituzione, un ruolo primario anche nel campo dell’istruzione nella definizione della rete delle istituzioni scolastiche sul territorio. Nel corso di questo anno scolastico sono state definite norme legislative e regolamenti che dal prossimo anno determineranno modifiche significative alla rete di scuole, al dimensionamento delle istituzioni scolastiche e al funzionamento di particolari servizi sul territorio. In sede di determinazione dei regolamenti, ma ancor più in sede di attuazione della nuova rete scolastica, la funzione e la responsabilità degli Enti territoriali verranno particolarmente impegnate per sostenere l’attività di razionalizzazione del sistema per conseguire obiettivi di efficacia formativa mediante efficienza organizzativa».
Ma… allora? Se tutto quello che serve, tranne gli stipendi, viene pagato dagli enti locali, che c’azzecca l’affermazione della Gelmini in merito alla circostanza che il 97 per cento del bilancio viene speso in stipendi? Non è che per caso anche il rimanente 3 per cento dovrebbe andare in stipendi? Per altri versi, e come al solito, le percentuali ingannano, come pure il libro “Una vita da supplente” mette in luce su vari fronti, non ultimo quello dell’incidenza reale del precariato sulle singole classi (come mai il 13 per cento di precari sul totale dei docenti italiani diventa 60-90 per cento di precari in classe, che è poi il dato che conta davvero?). Tornando ai numeri e alle percentuali, il residuo 3 per cento del bilancio dello Stato che rimarrebbe secondo la Gelmini alla scuola dopo che la scuola ha purtroppo pagato gli stipendi, e considerando che a fronte dell’illusoria magrezza della percentuale trattasi invece di una cifra con molti zeri (cui si aggiungono i contributi volontari camuffati da tasse scolastiche nei bollettini), a che cosa serve questa cifra con molti zeri, visto che a quasi tutto hanno già provveduto gli enti locali? Una volta messa in piedi una sede scolastica, una volta riscaldata la medesima, una volta che sono stati acquistati le attrezzature e i laboratori, non rimane che l’attività didattica dei docenti, quella cosa che bambini, ragazzi e famiglie si attendono dalla scuola ogni giorno. Li vogliamo pagare questi insegnanti? E magari con quel 3 per cento che rimane, vogliamo aumentar loro lo stipendio e pagare gli scatti di anzianità ai precari dello Stato vittime di abuso di contratti a termine (ma protagonisti di future e clamorose vittorie giudiziarie come il libro rivelerà) invece di dare soldi alle scuole private con rette da 7.000 euro al mese nonché aumenti e scatti di anzianità ai (soli) docenti precari di Religione Cattolica?
Una vita da supplente. Il nuovo libro di Vincenzo Brancatisano
Sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica e riscossa dei supplenti. Una lunga e ormai inarrestabile serie di sentenze sta mettendo in ginocchio il Ministero dell’Istruzione, condannato a riconoscere gli scatti di anzianità ai precari. Ne dà notizia Vincenzo Brancatisano, in un’anticipazione del suo nuovo libro inchiesta “Una vita da supplente”, 352 pagine, pubblicato dalla casa editrice Nuovi Mondi, in libreria a marzo.
Una delle ultime sentenze ha riconosciuto ai precari della scuola che hanno fatto causa allo Stato cifre davvero ragguardevoli che superano le decine di migliaia di euro a testa a compensazione del mancato riconoscimento degli scatti di anzianità maturata negli anni di precariato. Gli scatti non sono previsti dal contratto collettivo del comparto scuola con grave violazione della parità di trattamento sul posto di lavoro. “Centinaia di migliaia di precari della scuola sono però ancora all’oscuro di questa opportunità – commenta Brancatisano – e il mio libro dimostra senza tema di smentita come di analoghe sentenze potrebbe giovarsi anche il popolo sterminato dei precari degli altri comparti che decidessero di agire in giudizio”.
Tanti lavoratori della scuola che hanno voluto abbandonare la tutela sindacale tradizionale, ritenuta ormai eccessivamente e inspiegabilmente remissiva e che si sono rivolti al proprio avvocato o ad altre nuove associazioni di autotutela, vedono così riconosciuta e pesantemente sanzionata la violazione del Principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, previsto dalla normativa in vigore.
“Il riconoscimento della carriera e dell’aumento stipendiale – commenta Brancatisano – fa a questo punto venir meno il movente che spinge il Ministero dell’Istruzione a mantenere nel precariato un esercito affollato di professori, abusati per anni e anche decenni da contrattazione a termine, titolari a un passo dalla pensione di uno stipendio di prima nomina (è il caso di un supplente di scuola media di 70 anni) e privati dello stipendio estivo”.
Non si tratta di lavoratori impiegati a tempo per esigenze transitorie ma di lavoratori assunti spesso sistematicamente su posti vacanti, tanto che nei prossimi giorni saranno puntualmente costretti dal Ministero a chiedere per iscritto di rivestire la qualifica di commissario agli esami di Stato di giugno. Altro che esigenze temporanee. “Senza i precari – precisa Brancatisano – la scuola chiuderebbe domattina. Infatti, proprio nei giorni degli scrutini del primo quadrimestre, ancora in corso, la mia inchiesta ha potuto verificare che buona parte delle classi italiane sono costituite per l’80-90 per cento da docenti precari”.
Le sentenze fanno giustizia della reiterazione dei contratti a termine nella scuola, benedetta dai sindacati della scuola, e screditano gli stessi sindacati poiché i pronunciamenti affermano (esplicitamente) il principio che il riconoscimento della carriera e il diritto agli scatti di anzianità spettano ai lavoratori precari anche se la legge e i contratti collettivi da loro voluti prevedono il contrario. E’ significativo che nei giorni scorsi un grande sindacato italiano (la Cisl-Scuola dell’Emilia Romagna) abbia spiegato all’autore dell’inchiesta, e davanti ai lavoratori in assemblea, che il diritto agli scatti ai precari è “un presunto diritto”. La Cisl ha incredibilmente giustificato e apprezzato un recente riconoscimento di analoghi scatti di carriera ai soli professori di Religione Cattolica, che dal mese di maggio avranno un cospicuo aumento stipendiale e gli arretrati, grazie a un provvedimento dell’ultim’ora del ministro dell’Economia Tremonti, che pure ha deciso i pesanti tagli che hanno steso la Scuola pubblica.
Una delle ultime sentenze ha riconosciuto ai precari della scuola che hanno fatto causa allo Stato cifre davvero ragguardevoli che superano le decine di migliaia di euro a testa a compensazione del mancato riconoscimento degli scatti di anzianità maturata negli anni di precariato. Gli scatti non sono previsti dal contratto collettivo del comparto scuola con grave violazione della parità di trattamento sul posto di lavoro. “Centinaia di migliaia di precari della scuola sono però ancora all’oscuro di questa opportunità – commenta Brancatisano – e il mio libro dimostra senza tema di smentita come di analoghe sentenze potrebbe giovarsi anche il popolo sterminato dei precari degli altri comparti che decidessero di agire in giudizio”.
Tanti lavoratori della scuola che hanno voluto abbandonare la tutela sindacale tradizionale, ritenuta ormai eccessivamente e inspiegabilmente remissiva e che si sono rivolti al proprio avvocato o ad altre nuove associazioni di autotutela, vedono così riconosciuta e pesantemente sanzionata la violazione del Principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, previsto dalla normativa in vigore.
“Il riconoscimento della carriera e dell’aumento stipendiale – commenta Brancatisano – fa a questo punto venir meno il movente che spinge il Ministero dell’Istruzione a mantenere nel precariato un esercito affollato di professori, abusati per anni e anche decenni da contrattazione a termine, titolari a un passo dalla pensione di uno stipendio di prima nomina (è il caso di un supplente di scuola media di 70 anni) e privati dello stipendio estivo”.
Non si tratta di lavoratori impiegati a tempo per esigenze transitorie ma di lavoratori assunti spesso sistematicamente su posti vacanti, tanto che nei prossimi giorni saranno puntualmente costretti dal Ministero a chiedere per iscritto di rivestire la qualifica di commissario agli esami di Stato di giugno. Altro che esigenze temporanee. “Senza i precari – precisa Brancatisano – la scuola chiuderebbe domattina. Infatti, proprio nei giorni degli scrutini del primo quadrimestre, ancora in corso, la mia inchiesta ha potuto verificare che buona parte delle classi italiane sono costituite per l’80-90 per cento da docenti precari”.
Le sentenze fanno giustizia della reiterazione dei contratti a termine nella scuola, benedetta dai sindacati della scuola, e screditano gli stessi sindacati poiché i pronunciamenti affermano (esplicitamente) il principio che il riconoscimento della carriera e il diritto agli scatti di anzianità spettano ai lavoratori precari anche se la legge e i contratti collettivi da loro voluti prevedono il contrario. E’ significativo che nei giorni scorsi un grande sindacato italiano (la Cisl-Scuola dell’Emilia Romagna) abbia spiegato all’autore dell’inchiesta, e davanti ai lavoratori in assemblea, che il diritto agli scatti ai precari è “un presunto diritto”. La Cisl ha incredibilmente giustificato e apprezzato un recente riconoscimento di analoghi scatti di carriera ai soli professori di Religione Cattolica, che dal mese di maggio avranno un cospicuo aumento stipendiale e gli arretrati, grazie a un provvedimento dell’ultim’ora del ministro dell’Economia Tremonti, che pure ha deciso i pesanti tagli che hanno steso la Scuola pubblica.
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