domenica 9 maggio 2010

Stracquadanio vs Brancatisano a Radio Anch'io, Rai 1




Poco dopo il breve intervento del leader della Flc-Cgil, Pantaleo, il senatore Giorgio Stracquadanio, giornalista e consigliere del ministro Gelmini, contestando Vincenzo Brancatisano, autore del libro "Una vita da supplente", Nuovi Mondi 2010, ha sostenuto a Rai Radio anch'io (7 maggio 2010) che egli stesso non ha mai votato né a favore né contro una legge sull'aumento o diminuzione dell'indennità parlamentare. Ma è davvero così? Stracquadanio, in trasmissione aveva poco prima accusato i giovani di non voler rinunciare al proprio tenore di vita preferendo stare in casa con i propri genitori invece di fare come aveva fatto lui da ragazzo andando via facendo lavori precari. Brancatisano ha ricordato in proposito al senatore che lui stesso però nel 2007 ha votato in Senato contro una proposta di legge volta a ridurre lo stipendio e dunque il tenore di vita dei parlamentari e che dunque si chiede sempre e solo ai lavoratori di fare i sacrifici. Stracquadanio avrebbe potuto argomentare nel merito, magari spiegando che i parlamentari guadagnano anche poco, e invece, inspiegabilmente, ha detto in trasmissione una cosa contraria alla realtà. Leggiamo infatti nel resoconto parlamentare della seduta dell'8 novembre 2007, citata da Brancatisano, cosa aveva in effetti dichiarato lo Stracquadanio in Parlamento votando (in effetti!) NO alla proposta di legge in questione: E' il Resoconto stenografico della seduta n. 246 del 08/11/2007:

« PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STRACQUADANIO (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, ho chiesto la parola per esprimere il mio voto contrario e fortemente contrario - a questa proposta del collega Turigliatto e a tutte le altre proposte analoghe.
Signor Presidente, da troppo tempo in questo Paese, accanto a un'indecente demagogia su quelli che sarebbero i costi della politica, nulla si scrive sui costi che la cattiva politica fa pagare al Paese, mentre i costi sarebbero quelli degli uomini delle istituzioni. Da troppo tempo, accanto a questa demagogia, c'è una viltà dei parlamentari che si vergognano dell'incarico che hanno, delle loro attribuzioni e delle loro competenze.
Allora, Presidente, voglio fare un discorso molto semplice. Lei sa meglio di me - e i colleghi lo sanno - che con le nostre decisioni e i nostri voti decidiamo per l'indirizzo politico del Paese e per cifre enormi: quelle delle tasse dei nostri concittadini. È su quello che dovremmo applicare il massimo del rigore per evitare di buttare via i quattrini.
Inoltre, per questa responsabilità che avverto ogni minuto in cui esprimo un voto in quest'Aula ritengo che noi abbiamo una retribuzione inadeguata, insufficiente. In quale posto al mondo si ha una responsabilità di questo tipo e si hanno retribuzioni inferiori a quelle di manager dell'industria privata o pubblica o della media impresa? Un amministratore delegato di una media impresa guadagna molto più di un parlamentare e tutto questo lo considero normale e giusto in un mondo libero. È indecente l'idea per la quale l'egualitarismo delle retribuzioni debba portare chi ha una responsabilità di questo tipo ad avere retribuzioni uguali a quelle di chi non ha tale responsabilità.
È indecente pensare che non ci debba essere selezione e attrazione della classe dirigente. Voglio un sistema politico che paghi così bene chi ne fa parte, da creare la gara per entrarvi tra le persone migliori del Paese e non un livellamento per il quale si entra, magari, per amicizia o perché si è sotto un padrone o sotto una cordata politica.
E allora tutta questa manfrina ipocrita sui costi della politica sarebbe molto più seria se si applicasse alle migliaia di miliardi che in questa finanziaria si sprecano, a quei miliardi che sono stati stanziati dal Governo per comprare le constituency dei Gruppi e dei Parlamenti, per fare lo shopping del consenso politico di quest'Aula.
Basta con la demagogia sui costi della politica. Finalmente facciamo piuttosto un'analisi seria e vera sui costi che la cattiva politica e questo Governo stanno facendo pagare al Paese. (Applausi dal Gruppo FI).»
Fonte Parlamento: clicca qui

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