Sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica e riscossa dei supplenti. Una lunga e ormai inarrestabile serie di sentenze sta mettendo in ginocchio il Ministero dell’Istruzione, condannato a riconoscere gli scatti di anzianità ai precari. Ne dà notizia Vincenzo Brancatisano, in un’anticipazione del suo nuovo libro inchiesta “Una vita da supplente”, 352 pagine, pubblicato dalla casa editrice Nuovi Mondi, in libreria a marzo.
Una delle ultime sentenze ha riconosciuto ai precari della scuola che hanno fatto causa allo Stato cifre davvero ragguardevoli che superano le decine di migliaia di euro a testa a compensazione del mancato riconoscimento degli scatti di anzianità maturata negli anni di precariato. Gli scatti non sono previsti dal contratto collettivo del comparto scuola con grave violazione della parità di trattamento sul posto di lavoro. “Centinaia di migliaia di precari della scuola sono però ancora all’oscuro di questa opportunità – commenta Brancatisano – e il mio libro dimostra senza tema di smentita come di analoghe sentenze potrebbe giovarsi anche il popolo sterminato dei precari degli altri comparti che decidessero di agire in giudizio”.
Tanti lavoratori della scuola che hanno voluto abbandonare la tutela sindacale tradizionale, ritenuta ormai eccessivamente e inspiegabilmente remissiva e che si sono rivolti al proprio avvocato o ad altre nuove associazioni di autotutela, vedono così riconosciuta e pesantemente sanzionata la violazione del Principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, previsto dalla normativa in vigore.
“Il riconoscimento della carriera e dell’aumento stipendiale – commenta Brancatisano – fa a questo punto venir meno il movente che spinge il Ministero dell’Istruzione a mantenere nel precariato un esercito affollato di professori, abusati per anni e anche decenni da contrattazione a termine, titolari a un passo dalla pensione di uno stipendio di prima nomina (è il caso di un supplente di scuola media di 70 anni) e privati dello stipendio estivo”.
Non si tratta di lavoratori impiegati a tempo per esigenze transitorie ma di lavoratori assunti spesso sistematicamente su posti vacanti, tanto che nei prossimi giorni saranno puntualmente costretti dal Ministero a chiedere per iscritto di rivestire la qualifica di commissario agli esami di Stato di giugno. Altro che esigenze temporanee. “Senza i precari – precisa Brancatisano – la scuola chiuderebbe domattina. Infatti, proprio nei giorni degli scrutini del primo quadrimestre, ancora in corso, la mia inchiesta ha potuto verificare che buona parte delle classi italiane sono costituite per l’80-90 per cento da docenti precari”.
Le sentenze fanno giustizia della reiterazione dei contratti a termine nella scuola, benedetta dai sindacati della scuola, e screditano gli stessi sindacati poiché i pronunciamenti affermano (esplicitamente) il principio che il riconoscimento della carriera e il diritto agli scatti di anzianità spettano ai lavoratori precari anche se la legge e i contratti collettivi da loro voluti prevedono il contrario. E’ significativo che nei giorni scorsi un grande sindacato italiano (la Cisl-Scuola dell’Emilia Romagna) abbia spiegato all’autore dell’inchiesta, e davanti ai lavoratori in assemblea, che il diritto agli scatti ai precari è “un presunto diritto”. La Cisl ha incredibilmente giustificato e apprezzato un recente riconoscimento di analoghi scatti di carriera ai soli professori di Religione Cattolica, che dal mese di maggio avranno un cospicuo aumento stipendiale e gli arretrati, grazie a un provvedimento dell’ultim’ora del ministro dell’Economia Tremonti, che pure ha deciso i pesanti tagli che hanno steso la Scuola pubblica.
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